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Emozione ed Autismo (parte terza)

Sentir citare la parola emozione richiama alla mente una delle “emozioni universali”, quale gioia, tristezza, disgusto, paura, rabbia, sorpresa, oppure una delle emozioni sociali, quale l’imbarazzo o la gelosia, oppure la colpa o l’orgoglio, o ancora un’ emozione di fondo (benessere, malessere, calma, tensione). Tutte le emozioni, per le neuroscienze attuali, sono risposte chimiche e neuronali, la cui funzione è quella di assistere l’organismo nella conservazione della vita. Dunque, le emozioni sono processi determinati biologicamente, dipendenti da circuiti neuronali la cui organizzazione neurologica è in parte predisposta in modo innato, lasciando al processo di apprendimento il compito di modulare l’espressione dell’emozione. Una delle conquiste delle neuroscienze moderne è stata quella di comprendere che emozioni diverse sono prodotte da sistemi cerebrali differenti, inoltre, qualsiasi emozione non è specificata in una singola area cerebrale. Il cervello induce emozioni da nuclei neuronali sub-corticali, situati nel tronco cerebrale, nell’ipotalamo e nel prosencefalo basale. Una moltitudine di aree corticali (amigdala, cingolo anteriore, diverse aree pre-frontali) si attivano in maniera specifica per determinate emozioni, ma non per altre. Ad esempio, l’amigdala non è coinvolta nel disgusto o nella gioia, mentre è indispensabile nella paura. Inoltre, per comprendere l’emozione e per capire l’emotività del soggetto con autismo è importante tener presente che, i recenti studi delle neuroscienze hanno dimostrato come i circuiti cortico-talamici, ovvero le aree delle memorie sensori motorie a breve termine, hanno grandissima importanza nella genesi delle emozioni.

Come già accennato, le emozioni sono dispositivi bioregolatori di cui siamo equipaggiati in modo da sopravvivere. Esse hanno una duplice funzione biologica, quella di produrre una reazione specifica alla situazione induttrice (percezione) e quella di regolare lo stato interno dell’organismo in modo da prepararlo alla reazione specifica. Possiamo senz’altro affermare che, le emozioni sono comportamenti adattivi (intelligenti), grazie ai quali gli organismi regolano funzioni vitali. Le emozioni, inoltre, non possono essere controllate dalla volontà, come non è necessario avere la conoscenza di ciò che induce un’emozione. Anche una stimolazione sensoriale che non è affiorata alla conoscenza può indurre un’emozione. Allo stesso tempo, un cambiamento transitorio del profilo chimico del nostro ambiente interno (propriocezione), generato da svariati fattori, quali lo stato di salute, il ciclo ormonale, le ore trascorse a dormire, l’alimentazione, il digiuno, la stanchezza fisica, può indurre risposte emotive.

Non abbiamo bisogno di prolungarci ulteriormente, è molto chiaro e semplice: dopo che una determinata rappresentazione sensoriale si è formata, proveniente dal mondo esterocettivo o interocettivo, che faccia o meno parte del flusso del nostro pensiero, se l’attività elettrochimica dovesse interessare determinati circuiti sub-corticali, ne seguirà un’emozione. Ma questo lo vedremo domani…

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