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Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore.

Senza i circuiti neuronali subcorticali non sarebbero possibili comportamenti complessi, coordinati ed automatici utili per la sopravvivenza. Allo stesso tempo però, dobbiamo considerare che le emozioni sono sempre dirette verso caratteristiche dell’ambiente esterno (trasdotte a livello dei recettori sensoriali), cioè hanno sempre un loro oggetto e pertanto dipendono dall’ambiente. Ma, è pur vero che, esperire questi comportamenti complessi, coordinati ed automatici (emozioni), fatti di espressioni facciali, posture, modifiche di risposte vegetative e neuroendocrine, richiede delle modifiche fisiologiche a carico del corpo posto dinanzi allo stimolo emozionale, oltre che alla percezione di tali modifiche. Un modello, come quello che il blog sta proponendo al lettore ovvero, bio-cognitivo o sensori-motorio, ci permette di fare ulteriore luce sulla genesi delle emozioni, sui meccanismi biologici che le regolano, sulla loro funzione e su quello che si verifica in ambito clinico.

Dunque, le emozioni non rappresentano la causa delle espressioni/comportamenti, bensì la spiegazione del comportamento (RICORDATE COS’ E’ L’AUTISMO?).

Il comportamento definito emotivo emerge dall’intreccio inestricabile delle interazioni dinamiche tra componenti sensoriali e motorie. Nel corso dell’evoluzione, abbiamo visto nei precedenti articoli, aree evolutivamente recenti hanno assunto il compito di leggere le modifiche degli stati corporei, ritrasmessi dalle strutture sottocorticali, determinando così la nascita dei sentimenti o, in altri termini, della vita emotiva. Oggi, le neuroscienze hanno chiarito molto bene come, le aree cerebrali storicamente considerate “emozionali” supportano processi cognitivi (sindrome di Capgras), così come, le aree “cognitive” supportano processi emozionali. In effetti, le prime e le seconde formano reti neuronali altamente integrate, ove la specializzazione viene messa a servizio dell’integrazione (sarebbe un bel passo in avanti per l’umanità qualora le organizzazioni sociali seguissero l’esempio di quanto fatto dalla Natura nel corso dell’evoluzione).

Grazie a queste nuove conoscenze scientifiche (importanza degli stati corporei), molti neuroscienziati (il più rappresentativo è Bud Craig) hanno cominciato a puntare i riflettori della ricerca su di una struttura neuronale corticale, fino a qualche decennio fa poco studiata: l’insula. Essa rappresenta una speciale corteccia sensoriale che mappa gli stati corporei, la cui percezione e rilettura rappresenta la base dell’esperienza soggettiva dell’emozione. Penso che, qualora non si volesse regredire in uno sterile localizzazionismo o modello modulare (tanto caro ai cognitivisti), per poter realmente comprendere cosa integrano le due porzioni dell’insula (anteriore e posteriore), bisogna studiare il Sistema Nervoso Autonomo. Il S.N.A. è il sistema che innerva la muscolatura liscia degli organi e dei tessuti corporei, regolando così i parametri vegetativi. Pertanto, il S.N.A. è responsabile dei rapidi ed automatici aggiustamenti dei parametri ematochimici, della respirazione, del sistema cardiovascolare, dei processi digestivi, della temperatura corporea, oltre che del sistema immunitario. Inoltre, influenza il sistema neuroendocrino. E’ stato a lungo considerato, erroneamente, un sistema totalmente involontario (autonomo). In effetti, è intimamente connesso e, dunque modulato, con aree corticali, tra cui, abbiamo già conosciuto in questo articolo, l’insula. D’altronde, il cantautore e poeta (F. De Gregorio) interpreta, in maniera perfetta, come fattori cognitivi (calciare un rigore dinanzi ad un pubblico numeroso) possano modulare i parametri vegetativi (frequenza cardiaca e respiratoria, sudorazione, ecc.).

Nel prossimo articolo, il blog, attraverso la teoria polivagale, analizzerà come grazie  ai “quartieri bassi” (tronco cerebrale) si modifica la cognizione (quartieri alti), con l’augurio di poter contribuire a demolire le STUPIDE dicotomie.

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