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Nell’autismo le terapie sensori-motorie devono iniziare precocemente

Una ricerca canadese dell’Autism Research Centre svolta su 300 famiglie mostra come, i genitori dei bimbi per i quali poi a tre anni veniva formulata la diagnosi di autismo, già a 12 mesi di vita, presentavano maggiori preoccupazioni rispetto ad altri genitori, sempre di bambini a rischio, che in seguito non sviluppano il disturbo autistico. Questo studio mette in luce quanto possa essere importante ascoltare i genitori e prendere in più seria considerazione le loro preoccupazioni.

Quando nel 1992, conobbi la famiglia Delacato ed iniziai a collaborare con loro, gran parte delle famiglie, che chiedeva di iniziare a trattare i loro figli affetti da autismo con la Metodologia Delacato, aveva bambini con età compresa tra i 6 ed i 12 anni. Quasi per tutte quelle famiglie l’approccio sensori-motorio rappresentava “l’ultima spiaggia”. Infatti, intorno ai 14-18 mesi  manifestando  ai pediatri le loro perplessità si sentivano rispondere di stare tranquilli o di smettere di essere ansiosi (soprattutto le mamme). Successivamente, di fronte alla chiara evidenza clinica (tra il secondo ed il terzo anno di vita), il pediatra chiedeva l’esame audiometrico, talvolta i potenziali evocati uditivi e, di fronte alla negatività di tali indagini, inviava la famiglia a visita specialistica (N.P.I.). Iniziava così un periodo di osservazioni comportamentali, senza alcuna richiesta di esami neurostrumentali (fatta qualche sporadica eccezione per l’e.e.g.) ma, soprattutto, senza la minima collaborazione, anche in termini di “intervista”, con la famiglia. Ricevuta “finalmente”, tra i tre anni e mezzo ed i quattro anni, la diagnosi di “disturbo pervasivo dello sviluppo” e/o di “tratti autistici” (nel migliore dei casi), la famiglia veniva invitata a contattare il centro territoriale di neuroriabilitazione al fine di iniziare ( senza precisare quali esercizi fare per quel bambino) un trattamento di logopedia, psicomotricità e di sostegno alla coppia e/o di terapia occupazionale, per un impegno complessivo di 5, massimo 6, ore settimanali. Dopo qualche anno di tale trattamento, anche per le continue liti con i tecnici della neuroriabilitazione, poco predisposti a dare informazioni ma molto attenti nel ricordare ai genitore di non confondere i ruoli e di non occuparsi delle terapie, alcune famiglie cercavano alternative per i loro bambini con autismo, attraverso il passaparola dei genitori. Per alcuni di questi iniziava una “nuova avventura”. Grazie al loro coraggio, oggi esiste questo blog.

Il cervello, come il corpo, non è un’entità stabile, ma varia inesorabilmente con il tempo. Un’attività cerebrale innescata dalle entrate sensoriali può provocare una risposta completamente diversa a seconda che il messaggio  arrivi quando siamo bambini o adulti o anziani. La stessa persona a età diverse ha un cervello diverso, sia anatomicamente che funzionalmente. Sono diverse le sue esperienze e quindi la sua memoria, le sue emozioni e quindi le aree limbiche, le sue attività intellettuali e quindi la sua neocortex. Non esiste organo o funzione, nell’uomo nè nell’animale, che non cambi con il fluire del tempo.

NOI NON SIAMO UN SOLO INDIVIDUO, MA INFINITI, UNO ACCANTO ALL’ALTRO E TUTTI INSIEME SI CHIAMANO “LA NOSTRA VITA”.

Le nostre esperienze si generano per la presenza di circuiti cerebrali preformati i quali, a determinate entrate (es. visive) forniscono risposte percettive obbligate dipendenti dalla struttura anatomo-funzionale del circuito nervoso. Qualsiasi segnale che possa eccitare il circuito deputato alla visione, anche se non visivo (es. elettrico), innesca quella risposta. Durante la vita le nostre esperienze (attività sensori-motoria) e le nostre conoscenze modificano i circuiti nervosi (plasticità) e, dunque, modificano le nostre percezioni. Il Sistema Nervoso è una macchina dinamica e come tutti i sistemi biologici è funzione del tempo. Infatti, a mano a mano che facciamo esperienze cambia l’interpretazione percettiva che deriva dai sensi. In effetti, per il neurobiologo la cultura è rappresentata da tutti quei cambiamenti, a livello delle sinapsi cerebrali, di ordine strutturale e funzionale, prodotti dalla vita. Tutta la conoscenza, da quella motoria procedurale che guida automaticamente i nostri movimenti a quella emotiva ed a quella “cognitiva”, è plasmata nelle sinapsi dei nostri cervelli, per mezzo delle esperienze della nostra vita. Tarzan ha un cervello genetico molto simile a quello della maggioranza degli uomini, ma le sue esperienze sensori-motorie hanno reso quel cervello “unico”.

Quando un bambino, per una qualsiasi noxa patogena, ha riportato una disfunzione al suo Sistema Nervoso, il suo cervello gli farà manipolare (conoscere) il mondo in una maniera “unica”. Qualora non fossimo bravi ad interrompere IMMEDIATAMENTE il modo di manipolare/conoscere il mondo, il suo cervello, grazie alla plasticità cerebrale, andrebbe a modellarsi in una maniera sempre più “unica”. Gran parte delle disfunzioni comportamentali manifeste saranno consequenziali alla nostra ignoranza ed alla nostra superficialità, più che alla noxa patogena iniziale.

Questa è una legge biologica, ovvero dettata dalla vita.

2 commenti a Nell’autismo le terapie sensori-motorie devono iniziare precocemente

  • Luisa Pucci

    Sono perfettamente d’accordo. Dovrebbero essere chiaro anche a tutti i neuropsichiatri infantili!!!!

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    • Luisa Pucci

      Dovrebbe….

      Rispondi

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