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La storia di Diego…la motricità plasma la mente che modula il comportamento

Diego è nato nel Settembre del ’96, con parto spontaneo e con un anticipo di quattro settimane sulla data stabilita. Alla nascita pesava 2.270Kg. La mamma intorno al settimo mese di gravidanza iniziò a stare male, motivo per il quale poco dopo partorì in maniera precipitosa. Poco dopo la nascita la comparsa di episodi critici di natura epilettica e le difficoltà motorie, specie all’emilato sinistro, condizionarono la sua storia ricca di indagini neurostrumentali, assunzione di anti-epilettici, riabilitazione motoria. La diagnosi fu quella di ritardo motorio da cerebropatia perinatale.

Per la medicina Diego aveva riportato un danno motorio, prevalente all’emilato sinistro, ed una forma di epilessia farmaco-resistente consequenziale ad un danno cerebrale in epoca precoce dello sviluppo.

Eppure, allo stato, ovvero a 21 anni, Diego manifesta ben altre problematiche cliniche.

Questo che state per leggere è quanto la mamma di Diego mi ha scritto qualche giorno fa:

“Diego è svogliato, quasi depresso, dice e dimostra con i fatti che non gli interessa niente se non andare in auto, non sembra interessato ad imparare niente, nè a lavorare in un futuro. Oltre alla macchina, solo un’altra cosa gli interessa: le ragazze. Questo gli crea ulteriori problemi e frustrazioni. La sua prima e unica ragazza (Claudia) lo ha lasciato, secondo lui dandogli dello stupido, ormai da sette mesi, e ora è ancora preso da lei, anche perchè la vede almeno quattro giorni a settimana. Intanto si è innamorato di una ragazza che ha conosciuto all’oratorio del paese vicino, dove ogni giovedì organizzano musica e balli a cui partecipano ragazzi con handicap e volontari. Quella che gli piace è una volontaria, pure carina naturalmente, con la quale non ha speranze. Nella vita di tutti i giorni, con i familiari, fa il bullo, risponde male a mamma, nonni e papà, ma non agli estranei. E’ spesso verbalmente violento, le parolacce sono sempre presenti, poi capita che si sfoga anche con gli oggetti (nell’ultimo anno ha rotto un tavolo di plastica, un vetro di plexiglas di una porta, il cardine di una porta-finestra, ed ha storto una serratura). Ci sono stati anche episodi con spintoni e sberle a familiari, soprattutto a mamma, e se non sono frequenti è solo perchè spesso viene accontentato. Non sopporta la minima frustrazione nè il minimo rimprovero, ed in queste condizioni non solo è sempre meno gestibile, ma non  impara niente e sembra poter solo peggiorare. Ha atteggiamenti che mi fanno pensare a ciò che ho letto sull’autismo: in certi momenti si isola, parla da solo, non guarda chi parla con lui, più che il dialogo segue il suo pensiero, si schiaccia le dita nei cassetti e armadietti, ripete le stesse frasi, gli stessi gesti (apre e chiude i cassetti continuamente), non riesce a scostarsi dal suo “progetto”, da cosa piccola come percorrere una traiettoria con il carrello della spesa, a cose più lunghe e complesse.”

Ha ancora senso “trattare” le problematiche comportamentali a tavolino e quelle motorie con la fisioterapia?

Ha ancora senso “affidare” i primi alla neuropsichiatria infantile ed i secondi al fisiatra?

Ha ancora SENSO non riconoscere che l’esperienza sensori-motoria “plasmerà” la nostra mente e, dunque, il nostro comportamento?

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