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Gli spazzini lavorano di notte

In un articolo pubblicato nel blog il 10 settembre 2016 avevo scritto che : “il cervello di molti bambini autistici tende a crescere di dimensioni in modo accelerato ed eccessivo nei primi due, tre anni di vita. In tale epoca comincia a rallentare la sua espansione, per presentare nell’adolescenza dimensioni non differenti da quelle dei normotipici. Questo processo sembra coinvolgere sia la potatura dendritica che la formazione della sostanza bianca. Oggi si sostiene che l’atipicità neuroanatomica dell’autismo consista in alterazioni della connettività tra neuroni, aumentata in alcune regioni, ridotta in altre. Questa alterazione neurobiologica si traduce in una globale insufficienza di molti processi di integrazione delle informazioni”.

In queste settimane, durante un tentativo di ricerca di articoli scientifici, ho trovato un lavoro di Giuseppe C. Budetta sulla circolazione sanguigna e linfatica cerebrale, che alimenta quanto sostenuto in precedenza nel blog. Appare sempre più evidente come alterazioni dell’emodinamica cerebrale stiano alla base dei sintomi dell’autismo. Questo perchè, nella specie umana, alterazioni del flusso sanguigno cerebrale regionale possono compromettere la normale corticogenesi. Takashi Ohnishi (scienziato giapponese), insieme ai suoi collaboratori, nel 2000, rilevò il quoziente di perfusione cerebrale in 23 soggetti con autismo, mediante la tomografia computerizzata ad emissione di positroni (PET), trovando una stretta correlazione tra le alterazioni del flusso sanguigno regionale e i sintomi manifestati dagli autistici sottoposti allo studio.

Questi dati assumono particolare importanza grazie al lavoro di Nedergaard e Goldman, del 2016,che ha portato a definire “il sistema glinfatico”. Tale sistema è rappresentato da un microscopico spazio perivascolare intorno ad arterie e vene cerebrali, specie di piccolo e medio calibro. La parete interna di questi spazi di deflusso viene ad essere delimitata dalle cellule dei vasi sanguigni, mentre quella interna, di tali spazi di deflusso, viene ad essere costituita dagli astrociti (cellule della sostanza bianca). Tra la parete vascolare e gli astrociti viene così a formarsi uno spazio pieno di liquidi extracellulari, finora sconosciuto (sistema glinfatico). Attraverso tale sistema il cervello si libererebbe della gran parte dei dedriti, specie di proteine degenerate. Questo speciale sistema defluisce nei linfonodi cervicali profondi e nei seni venosi intracranici, preservando il cervello umano da patologie degenerative. Un metabolismo cerebrale intenso comporta la produzione di molti detriti, che di norma assommano a sette grammi al giorno (1400 gr. in un anno). Senza un valido sistema di deflusso, i cataboliti cerebrali non sarebbero eliminati in poco tempo ed in modo ottimale.

Altra scoperta importante è che, il sistema glinfatico risulta molto attivo nel corso del sonno.

Quest’ultima scoperta ci aiuta a comprendere meglio quanto scritto nel precedente articolo del blog: “ quello che sappiamo è che trascorrere delle notti di sonno parziale influisce su diverse funzioni biologiche…..”

Sarebbe ora di sottoporre i soggetti con autismo ad uno studio polisonnografico.

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