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L’Organizzazione Neurologica

Quanto state leggendo è stato scritto dalla dottoressa Federica Cammilli neuropsicomotricista iscritta al primo anno del Master biennale sulla Metodologia Delacato anno 2017-2018.

 

Se prendiamo un dizionario, alla voce “organizzazione” leggiamo la seguente definizione: in biologia, la struttura anatomica e funzionale di un organismo. Se poi per “neurologico”, intendiamo tutto ciò che riguarda il sistema nervoso, sintetizzando questi due termini, possiamo dire che l’organizzazione neurologica è la struttura anatomica e funzionale del sistema nervoso.

Il sistema nervoso centrale inizia a funzionare in uno stadio precoce della vita embrionale; all’inizio somiglia ad un tubo cavo e mantiene questa forma di base anche a sviluppo ultimato. Durante lo sviluppo embrionale, le parti del tubo si allungano, formano tasche e pieghe, e il tessuto che lo riveste si ispessisce finché il cervello raggiunge la sua forma finale. Questo sviluppo ha inizio intorno alla terza settimana di concepimento: lo strato esterno dell’ectoderma, uno dei tre foglietti che ricopre la superficie dell’embrione, si ispessisce e forma una placca. I bordi di questa placca formano delle creste che poi si fonderanno a formare il tubo neurale. Da questo tubo neurale avranno origine poi cervello e midollo spinale.

Durante la vita fetale si verificano diversi fenomeni che coinvolgono il sistema nervoso e che fanno parte di quella che chiamiamo organizzazione neurologica. Il primo processo si definisce moltiplicazione neuronale, infatti tutte le cellule cerebrali si formano per moltiplicazione a partire da particolari distretti del tubo neurale, detti zone germinali (Faberi, 2016), che si trovano in prossimità delle cavità ventricolari (Barbieri & Rimondini-Giorgini, 2014). La crescita però non consiste solo in una moltiplicazione del numero dei neuroni, ma anche nello sviluppo dei loro prolungamenti, i dendriti e gli assoni, che ramificandosi costruiscono a poco a poco una rete. Gli assoni, oltre che allungarsi, si rivestono anche di mielina, che aumenta la velocità di conduzione dell’impulso nervoso. La mielinizzazione si completa verso il 2° anno di vita (Brovedani, 2014). In questi processi è coinvolto il Nerve Growth Factor (NGF) – fattore di crescita nervoso – una proteina segnale che indirizza e regola la crescita degli assoni tramite meccanismi di segnalazione cellulare. La scoperta del Nerve Growth Factor, ad opera di Rita Levi-Montalcini.

Successivamente alla moltiplicazione neuronale si verifica il processo di migrazione neuronale, per cui i neuroni formatisi iniziano a migrare per raggiungere la loro sede definitiva.

La scienza si sta interrogando su quali fenomeni determineranno la destinazione finale delle cellule nervose.

Altro processo di Organizzazione Neurologica è quello che riguarda la formazione dei circuiti neuronali. Tale processo può essere suddiviso in tre fasi. Nella prima avviene l’allungamento degli assoni: ognuno di essi sceglie con grande precisione il neurone con cui entrare in contatto e con cui stabilire una sinapsi, anche tra i milioni di neuroni che incontrerà nel suo cammino di crescita. Negli anni ’40 Roger Sperry propose che a guidare gli assoni verso il loro bersaglio fossero delle etichette molecolari e condusse degli esperimenti sulle rane che confermarono la sua ipotesi. Oggi è noto che effettivamente esistono delle sostanze che guidano in maniera stringente il percorso di crescita dell’assone, anche nel caso di modificazioni anatomiche, come quelle apportate da Sperry nel suo esperimento. Inoltre sembra che le informazioni sull’accrescimento dell’assone da grossolane diventino sempre più accurate man mano che l’assone si avvicina al suo bersaglio. Una volta raggiunto questo bersaglio inizia il processo di formazione della sinapsi, che continua anche dopo la nascita. Ad esso prendono parte sia l’elemento presinaptico che quello postsinaptico; la maturità della sinapsi si raggiunge gradualmente in un processo che può durare anche diverse settimane ed è definito sinaptogenesi. L’ultimo stadio è la mielinizzazione, ovvero la formazione della mielina nelle vie nervose: gli oligodendrociti, un tipo di cellule nervose, dopo essere proliferati ed essersi differenziati, producono la mielina che avvolge gli assoni (Berardi, Pizzorusso, 2006). Al termine di tutti questi processi i neuroni stabiliranno rapporti precisi e duraturi tra loro e i circuiti nervosi formatisi cresceranno e matureranno. La maturazione e lo sviluppo che si verificherà da questo momento in poi nel cervello avverrà grazie ad una selezione di circuiti neuronali. Secondo il premio Nobel Gerald Edelman, a livello funzionale, il cervello si forma essenzialmente attraverso un processo che ha definito “Darwinismo neuronale” o “Selezione dei gruppi neuronali”, che provoca la selezione di gruppi di neuroni, prima, attraverso meccanismi chimici e meccanici, formando il “repertorio neuronale primario”, poi, attraverso gli stimoli ambientali, alcune sinapsi si rafforzeranno o indeboliranno, formando il “repertorio secondario” (Colucci d’Amato, di Porzio, 2011).

Un ruolo fondamentale nell’organizzazione neurologica è svolto dalla plasticità neuronale, ovvero la capacità del cervello di modificarsi strutturalmente e funzionalmente in base all’esperienza e alle stimolazioni ambientali, grazie alla generazione di nuovi neuroni, non solo nel feto, ma anche nell’adulto. Un tempo si riteneva che la plasticità interessasse solo l’infanzia, mentre oggi sempre nuovi studi portano evidenze secondo cui anche nel cervello adulto possono verificarsi fenomeni di plasticità neuronale (in alcuni casi addirittura maggiore rispetto ai bambini). Paul Bach-y-Rita, neuroscienziato americano, diede, nel secolo scorso, un notevole impulso agli studi sulla neuroplasticità che permisero di comprendere sempre più la straordinaria capacità del cervello di modificarsi e colmare danni in alcune strutture. Un esempio notevole fu un esperimento che egli condusse in equipe con un biofisico, Yuri Danilov, su una paziente con un danneggiamento dell’apparato vestibolare tra il 95 e il 100%. Utilizzando un caschetto e degli elettrodi sulla lingua, riuscirono a simulare le funzioni perdute del sistema vestibolare e a far sì che la paziente non cadesse più di continuo insieme a tutti gli altri sintomi dovuti ad un sistema vestibolare non funzionante. Dopo aver usato per un tempo prolungato l’apparecchio messo a punto da Bach-y-Rita, la ragazza riuscì a farne a meno e a camminare senza più i sintomi dovuti al suo problema. Per spiegare la neuroplasticità lo scienziato fa questo paragone: “Se state guidando e il ponte principale è chiuso, all’inizio siete paralizzati. Poi prendete le vecchie strade secondarie attraverso la campagna. Infine, usando sempre di più queste strade, trovate dei percorsi più brevi per andare dove volete, e così iniziate anche ad essere più veloci”.

Tantissimi altri si sono occupati di neuroplasticità: Huber e Wiesel osservando le conseguenze che le deprivazioni sensoriali avevano sul cervello; Merzenich dimostrando che le modificazioni delle mappe cerebrali si verificavano anche nell’adulto e non solo nel bambino come si pensava fino a quel momento; Ramachandran risolvendo il mistero degli arti fantasma (e il dolore da essi provocato) grazie alla riconfigurazione delle mappe cerebrali interessate; Pascual-Leone, il primo ad utilizzare la TMS – stimolazione magnetica transcranica – per mappare il cervello (Doidge, 2007). Questi sono solo alcuni dei nomi più conosciuti, scritti nei libri, ma la ricerca continua, alla scoperta di un cervello che sorprende sempre di più e ci ricorda, costantemente, di essere più della somma delle sue parti.

 

 

 

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