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Comprendere i segnali sensoriali del bambino autistico

Negli ultimi anni è sensibilmente aumentato il numero di tecnici che cercano di comprendere i comportamenti anomali dei bambini autistici in termini di “alterazioni sensoriali”e non più come deficit cognitivi (ritardo mentale).

A tale cambiamento ha contribuito, sia l’intuizione di Carl Delacato negli anni settanta del secolo scorso, che le numerose testimonianze delle persone autistiche, le quali hanno raccontato come le differenze sensoriali rivestono un ruolo importante nella loro vita e, inoltre, di come le difficoltà relazionali e comunicative dipendano dalle anomalie sensoriali.

Infatti, dai resoconti dei soggetti autistici si evince che, sovente, sono implicati tutti i cinque sensi nella genesi dei loro comportamenti anomali. Inoltre, dalle dispercezioni visive (incapacità di distinguere figura/sfondo, percezione di tutta la scena come un’entità singola con tutti i dettagli percepiti contemporaneamente, distorsione delle figure, delle misure, del movimento, visione bidimensionale con difficoltà nel calcolare la profondità, ecc.), uditive (sentire voci ad intermittenza), tattili (paura di essere toccati, avvertire il dolore in ritardo), oltre che olfattive e gustative, dipende la loro anomala socialità.

In perfetta sintonia con tali dati, le neuroscienze negli ultimi due decenni hanno dimostrato come i sistemi sensoriali, di cui siamo forniti, permettono di acquisire le informazioni necessarie per agire, interagire e conoscere il mondo che ci circonda. Pertanto, i sistemi sensoriali risultano essere alla base dell’apprendimento (biocognitivismo). Il trattamento delle informazioni sensoriali, provenienti sia dal proprio corpo che dall’ambiente esterno, è fondamentale per un “normale” adattamento ambientale (comportamento). Funzione fondamentale del nostro cervello diviene la capacità di ricevere ed integrare una gran quantità di informazioni sensoriali, FILTRANDOLE, al fine di garantire all’individuo di attribuire loro un significato funzionale.

Quando una noxa patogena altera il normale sviluppo del Sistema Nervoso, ovvero il processo di Organizzazione Neurologica, la capacità di quel cervello di ricevere, integrare e filtrare le informazioni sensoriali, si modifica. Allo stesso tempo si modifica il comportamento.

Quando un bambino sfarfalla con le mani, quando apre sempre le porte o le ante dei mobili, così come quando ama guardare gli oggetti che ruotano o trascorre il suo tempo mettendo in fila oggetti e giocattoli, oppure gli causa agitazione e aggressività stare in fila con altri bambini o, ancora, essere distratto dagli stimoli visivi presenti nella stanza (specie pannelli e tele), più che etichettarlo AUTISTICO, sarebbe utile conoscere perchè noi, “persone normali”, non lo facciamo.

Quando guardiamo una qualsiasi scena visiva, i fotoni trasmessi dall’immagine eccitano i recettori retinici, innescando una complessa catena di eventi, culminanti nella nostra PERCEZIONE del mondo.

Come scritto in precedenti articoli del blog, il messaggio proveniente dagli occhi viene mappato innanzitutto sulla corteccia visiva primaria (lobo occipitale). Da lì è trasmesso lungo due vie, quella del dove che si dirige nel lobo parietale e quella del cosa che va nel lobo temporale (la stessa organizzazione l’abbiamo vista anche per il linguaggio, con una via dorsale o fonologica ed una ventrale o semantica nell’articolo del 14 ottobre scorso). La via dorsale ha la funzione di discernere la struttura spaziale del mondo che ci circonda e di consentirci di muoverci nello spazio, allungare la mano verso gli oggetti, schivare un colpo o una palla lanciataci addosso, capire dove ci troviamo. La via ventrale ha la funzione di farci riconoscere ogni singolo oggetto.

In effetti, quando interagiamo con il mondo, qualunque oggetto stiamo trattando ed in qualsiasi modalità sensoriale lo stiamo conoscendo, è necessario l’intervento di tantissime regioni cerebrali, anche molto distanti tra di loro, al fine di poter discriminare o “prestare attenzione”.

E’ proprio l’impiego simultaneo di tutti i meccanismi cerebrali necessari a generare la PERCEZIONE.

La vecchia psicologia (cognitivismo) ha, per lungo tempo, pensato che il nostro intelletto e le nostre conoscenze “superiori” fossero immuni dai capricci degli input sensoriali.

GLI AUTISTICI CI INSEGNANO IL CONTRARIO.

Il loro mondo sensoriale è distorto. Pertanto, la base delle loro conoscenze (biocognitivismo) viene forzata ad adattarsi allo strano universo in cui si trovano a vivere.

La percezione, per nostra fortuna, negli ultimi decenni, non è rimasta una questione psicologica o filosofica, ma è diventata materia biologica. Anche se, un interrogativo filosofico si solleva: fino a che punto possiamo essere sicuri che la nostra comprensione della realtà sia valida?

Un alieno quadrimensionale che ci guardasse dal suo mondo quadrimensionale considererebbe il nostro comportamento non meno goffo e grottesco di quanto appaia a noi quello degli individui affetti da disordine dello sviluppo neurologico.

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