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Come apprendiamo, con l’esperienza, il concetto di spazio

 

 

La nostra esperienza visiva è preceduta da una catena di eventi di varia natura, della maggior parte dei quali non ne siamo consapevoli.

Non esiste nel nostro cervello un’area specifica da cui attingere un’immagine specifica, ne tantomeno il concetto dello spazio, esistono una serie di circuiti che si sono stabilizzati attraverso l’esperienza (neurotipo).

Quindi quello che conosciamo è ciò di cui abbiamo fatto esperienza e ogni qualvolta facciamo una nuova esperienza modifichiamo quella precedentemente vissuta. L’interazione organismo/ambiente risulta essere alla base di tuute le nostre conoscenze, il sistama nervoso regola la modalità dell’interazione, mentre il corpo rappresenta lo strumento di misura.

Pertanto, tutta la nostra conoscenza si genera nell’interazione tra organismo e ambiente.

Nel corso dell’evoluzione, fra il recettore sensoriale ed il muscolo si sono interposte popolazioni di neuroni che, a mano a mano, sono andate ad integrare e ad  inibire le aree stesse da cui hanno ricevuto le informazioni sensoriali, garantendo un comportamento sempre più complesso e adeguato alle richieste ambientali.

Cade così la dicotomia tra sensoriale e motorio.

Non c’è, nel cervello umano una distinzione tra sensoriale e motorio e neppure una singola area capace di elaborare i concetti.

Quando ci troviamo di fronte a dei disordini comportamentali bisogna interpretarli tenendo in considerazione lo sviluppo e l’organizzazione neurologica.

Nel soggetto autistico, ad esempio, sovente risulta già alterato lo strumento di misurazione, il corpo (mappe neuronali propriocettive) e questo potrebbe in parte già spiegare molti comportamenti “bizzarri” di questi bambini ed alcune difficoltà erroneamente definite “ritardi”(scambiare la scarpa destra con la sinistra, difficoltà nel vestirsi autonomamente, difficoltà nella manipolazione, ecc.)

Le anomalie e le patologie del neurosviluppo si caratterizzano per una regressione a pattern comportamentali filogeneticamente più antichi che dettano la risposta motoria più adeguata alle esigenze di quel soggetto.

In clinica, più un pattern comportamentale appare “bizzarro”, più l’anomalia si colloca in prossimità del recettore (via afferente), se invece, un pattern comportamentale è meno “bizzarro”, più l’anomalia si colloca in prossimità dell’effettore (risposta motoria).

In conclusione le esperienze, se vissute, vengono oggettivate e armonizzate con il corpo.

Il soggetto autistico ha strumenti di misurazione diversi, pertanto, costruisce mappe

sensori-motorie differenti.

La conoscenza è data dal “toccare” con la vista e con le mani.

Bisogna conoscersi per capire il mondo.

 

Quest’articolo è stato scritto dai seguenti professionisti partecipanti al Master biennale Delacato ed è sintesi di loro attività laboratoriali:

Dott.ssa Maša Čiča (laurea in lettere, Croazia)

Pino Esposito (naturopata, Reggio Emilia)

Dott.ssa Lara Lancia (pedagogista/educatrice, Rieti)

Edoardo Livolsi (fisioterapista/osteopata, CasalMonferrato )

Dott.ssa Isabella Migliore (psicologa-psicoterapeuta, Palermo)

Ilaria Pellegrino (educatrice/assistente alla comunicazione, Lecce)

Cristina Scarrone (fisioterapista/osteopata, CasalMonferrato)

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