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La memoria non è una chiavetta USB

Abbiamo visto quanto sia importante la memoria in tutte le cose che facciamo, senza di essa non saremmo in grado di parlare, orientarci nel nostro ambiente, riconoscere gli oggetti. Eppure, la memoria non è una rappresentazione fedele della nostra realtà, assolutamente non è una chiavetta USB.

Infatti, ogni ricordo è differente dal precedente; per Edelman ogni ricordo è una ricategorizzazione, ovvero la riattivazione di un circuito sensori-motorio, più o meno esteso, ma mai coinvolgente la stessa popolazione di neuroni e, dunque, sovrapponibile del tutto al precedente.

In generale, possiamo anche dire che, le nostre esperienze tendono ad interagire con i ricordi ed a scontrarsi le une con le altre; di conseguenza, il nostro ricordo di un’esperienza è spesso sovrapposto a quello di un’altra.

Inoltre, abbiamo visto come il vecchio concetto di una memoria unitaria fu messo seriamente in discussione circa cinquant’anni fà. In quegli anni, i neuropsicologi individuarono due differenti tipi di pazienti, il primo si caratterizzava per l’incapacità di ripetere al massimo una o due cifre immediatamente dopo la presentazione, ma con normale capacità di apprendere e rievocare nuove informazioni a distanza di tempo (disordine MBT o memoria a breve termine), il secondo si associava ad un problema generale di apprendimento e rievocazione di nuove informazioni, sia verbali sia visive, pur in grado di ripetere sequenze di cifre immediatamente dopo la loro presentazione (disordine MLT o memoria a lingo termine).

Questi due sistemi, MBT e MLT, a loro volta fanno leva su un altro tipo di memoria detta memoria di lavoro.

Procedendo con gli studi, la MLT è stata, a sua volta, frazionata in componenti separate. Ad oggi, la distinzione più accettata è quella tra memoria esplicita o dichiarativa e memoria implicita o non dichiarativa.

La stessa memoria esplicita, a sua volta, viene distinta in due sistemi separati, la memoria episodica (capacità di rievocare eventi specifici del passato ricordandone i dettagli) e la memoria semantica (conoscenza generica del mondo, dal sapere il significato delle parole alla conoscenza del sapore della nutella).

Inoltre, viene distinta una forma di memoria legata agli apprendimenti motori (andare in bicicletta, sciare, giocare a tennis, ma anche usare il computer) detta memoria procedurale.

La maggior parte di queste conoscenze sono state acquisite grazie a studi condotti su pazienti cerebrolesi. Infatti, dalla loro osservazione e dallo studio delle neuroimmaging, si è visto che la memoria è rappresentata in molte aree cerebrali in maniera distribuita.

Pertanto, non esiste nel nostro cervello un’area della memoria. Esistono costellazioni di aree abilitate in funzioni differenti, dal loro funzionamento e dalla loro organizzazione dipenderanno le varie memorie. Dalla disorganizzazione di queste aree dipenderanno specifici “disordini delle memorie”.

Appare evidente, per chi voglia prendersi cura dei disordini delle memorie, ed in particolar modo dei disordini del linguaggio, conoscere bene le basi neurali di alcune memorie.

La MBT verbale, ad esempio, subisce alterazioni quando il lobulo parietale inferiore, specie il sinistro, viene danneggiato. Allo stesso tempo, si è visto che, danni a carico delle regioni posteriori, in particolare delle cortecce temporo-parieto-occipitali, specie dell’emisfero destro, provocano disordine della MBT visuo-spaziale.

Nei processi di memoria dichiarativa un ruolo cruciale è rivestito dal sistema limbico (aree corticali situate sulla superficie mediale del cervello, filogeneticamente antiche). Questo insieme di aree forma un anello (limbus) intorno al tronco cerebrale, estendendosi fino al lobo temporale mediale, ove è situato l’ippocampo.

I neuroni del complesso ippocampale sono ampiamente connessi tra di loro tramite assoni rientranti inoltre, il complesso ippocampale è connesso con le cortecce associative posteriori che ricevono informazioni da tutte le modalità sensoriali ed anche proiezioni di ritorno dallo stesso ippocampo.

Anche le strutture diencefaliche (talamo) svolgono un ruolo importante nella memoria episodica (sindrome di Korsakoff)

Lo studio dei correlati neurali delle memorie ci svela qualcosa di estremamente importante per chi si occupa di patologie del neurosviluppo.

Le memorie sono strettamente connesse alle percezioni ed all’apprendimento.

Non esiste nel nostro cervello un’area ove sono depositate tutte le nostre memorie, come non esiste un’area cognitiva.

Quando le stimolazioni che riceviamo vanno a modificare la forza e la struttura delle nostre connessioni sinaptiche acquisiamo conoscenze, conserviamo queste conoscenze, oltre a poter conoscere, talvolta, che abbiamo queste conoscenze.

I circuiti talamo corticali sono i primi ad essere selezionati, in maniera massiva, dall’esperienza, pertanto saranno i primi a condizionare i nostri comportamenti.

Quando, nel corso del neurosviluppo si selezioneranno circuiti anomali, non solo saranno anomale le nostre percezioni ma, sarà “anomalo” anche il modo di trattenere l’informazione (disordini di memorie), di consequenza saranno anomali i comportamenti.

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