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Comprendere le gerarchie CI aiuta a comprendere l’autismo

Domenica scorsa (5 agosto 2018) ho partecipato, quale relatore, ad un convegno/dibattito sull’autismo nella città di Moio della Civitella(Vallo della Lucania). Tale partecipazione mi ha dato la possibilità di conoscere una terra bellissima (Alto Cilento) e di ascoltare relazioni tecniche.

Su queste ultime vorrei fare alcune considerazioni con le lettrici ed i lettori del blog.

Poco prima dell’inizio dei lavori, il mio “amico” Sergio Martone (anch’egli relatore al convegno), mi mostrava una recentissima pubblicazione scientifica, fatta da un gruppo di ricerca italiano, secondo la quale sono stati scoperti i geni che determinano lo sviluppo della corteccia cerebrale e, dunque, i geni responsabili dell’autismo.

Questo approccio, che possiamo definire di biologia molecolare o meccanicistico, fa da contraltare a quello utilizzato dai tecnici della riabilitazione intervenuti al convegno, secondo i quali un bambino che si morde è autolesionista, mentre uno che aggredisce è eterolesionista. Il compito del terapista non può che essere quello di “bloccare il comportamento problema”(approccio vitalistico ovvero, siccome l’esperienza in quanto tale viene esclusa dall’ambito del discorso scientifico, una forza immateriale, non esplorabile con le leggi della fisica e della chimica e pertanto incomprensibile, regola il comportamento umano).

Di sicuro, quest’ultimo approccio (vitalismo) ha riscosso notevole successo, negli ultimi decenni, nella “cura” dei soggetti autistici. Tale successo è dipeso moltissimo dal fatto che, mentre la biologia molecolare compiva progressi enormi nella comprensione delle strutture e delle funzioni di molte parti della cellula, restava all’oscuro di gran parte delle attività di coordinazione che integrano quelle operazioni nel funzionamento della cellula come un tutto.

Il vero tallone d’Achille dell’approccio biologico-molecolare e, dunque, forza dei vitalisti o comportamentisti, viene espresso nella seguente considerazione: “nei primissimi stadi dello sviluppo di organismi complessi, il numero delle cellule aumenta da una a due, a quattro eccetera, raddoppiandosi ad ogni passaggio. Poichè l’informazione genetica è identica in ogni cellula, come è possibile che esse si specializzino in maniera diversa, diventando cellule muscolari, ematiche, ossee, nervose, eccetera. Per non parlare della specializzazione dei neuroni. Questo problema di sviluppo sfida apertamente la visione meccanicistica della vita”.

Per i vitalisti (tra cui i comportamentisti) la biologia non è sufficiente per capire pienamente il fenomeno pertanto, l’approccio tecnico consiste nell’osservare il sintomo, etichettarlo e correggerlo.

Ad onor del vero, nell’ambito della comunità scientifica, da circa un secolo, esiste una popolazione di scienziati (organicisti), secondo i quali, per comprendere come il tutto diventa maggiore della somma delle sue parti (limite dei meccanicisti), non è necessario aggiungere alle leggi della fisica e della chimica un’entità immateriale (comportamentisti), ma bisogna comprendere l’ingrediente aggiuntivo: ORGANIZZAZIONE o, meglio ancora, “AUTO-ORGANIZZAZIONE”.

Una delle proprietà preminenti di tutto il mondo vivente è la tendenza a formare strutture a più livelli di sistemi dentro sistemi. Ognuno di questi forma un tutto rispetto ale sue parti, mentre allo stesso tempo è parte di un tutto più ampio. Così, le cellule si combinano a formare i tessuti, i tessuti per formare gli organi, gli organi per formare gli organismi. A loro volta gli organismi vivono all’interno di sistemi sociali. In natura troviamo sistemi viventi inseriti all’interno di sistemi viventi.

Tali strutture a più livelli sono state chiamate gerarchie.

ATTENZIONE! Gerarchie è un termine fuorviante, poichè trae origine dalle gerarchie umane, che sono strutture rigide di dominazione e di controllo, molto dissimile dall’ordine a più livelli che troviamo in NATURA.

In natura troviamo livelli differenti di complessità, con leggi di tipo diverso operanti a ciascun livello. Ad ogni livello di complessità, i fenomeni osservati mostrano proprietà che non esistono al livello inferiore (proprietà emergenti).

Secondo tale visione, le proprietà essenziali di un organismo (tra cui il comportamento), sono proprietà del tutto, che nessuna delle sue parti possiede. ESSE NASCONO DALLE INTERAZIONI E DALLE RELAZIONI FRA LE PARTI.

LE PROPRIETA’ DELLE PARTI POSSONO ESSERE COMPRESE SOLO STUDIANDO L’ORGANIZZAZIONE DEL TUTTO.

E’ questo il cambio di paradigma di cui necessita l’autismo: che ci si metta sul serio a studiare se non vogliamo restare mediocri, per non dire banali.

BUONE VACANZE A TUTTI

1 commento a Comprendere le gerarchie CI aiuta a comprendere l’autismo

  • Paola Trivulzio

    DOTT., GRANDIOSO! COME SEMPRE.

    Rispondi

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