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Il comportamento-problema: come le neuroscienze ci aiutano a capirlo (parte seconda)

PARTE SECONDA: Anatomia e Fisiologia dell’Inconscio.

 

Nel precedente articolo abbiamo visto come le neuroscienze hanno affrontato i “comportamenti-problema” durante lo scorso secolo.

Abbiamo visto che, qualora volessimo affidarci alla biologia evolutiva per far luce sulla genesi dei comportamenti-problema di Alessandra, focalizzare i nostri studi sulle cortecce cerebrali della paziente rappresenterebbe una condizione necessaria ma non sufficiente per poter comprendere.

Infatti, come abbiamo visto nel precedente articolo, per la neurobiologia evolutiva i comportamenti vengono “decisi” in modo non consapevole, per soddisfare le richieste del corpo.

Appare evidente che, per comprendere e/o per poter trattare terapeuticamente Alessandra, dobbiamo rendere familiari nuove conoscenze scientifiche.

La prima cosa da farsi è chiarire cosa intendono le neuroscienze, agli inizi del terzo millennio, sulla natura del non conscio e della coscienza.

Nel 2019, le neuroscienze ci mostrano che conoscenza consapevole e conoscenza senza consapevolezza sono regolate dalla stessa materia.

Infatti, le nostre azioni non consce, come quelle di cui siamo consapevoli, sono regolate da neuroni, assoni, potenziali d’azione o attività nervosa, sinapsi, neurotrasmettitori e neuromodulatori.

Sarà la SEDE ANATOMICA del Sistema Nervoso Centrale ove stazionano i circuiti che regolano il comportamento, oltre che la complessità della SINCRONIZZAZIONE NEURONALE che stà alla base di quell’azione, a determinare la genesi o meno della consapevolezza.

E’ questo il motivo principale per cui, senza partire dallo studio dell’anatomia e della fisiologia di tutto il sistema nervoso non possiamo mai comprendere la genesi dei comportamenti di Alessandra.

Al massimo possiamo etichettarli (comportamento-problema).

Nel XXI secolo, le neuroscienze hanno definitivamente chiarito che non possiamo accedere alla comprensione del “mentale” senza conoscere nei dettagli i neuroni, i circuiti neuronali, la loro sede, le loro interazioni (neurosviluppo) nel corso della nostra crescita (ontogenesi).

In definitiva, nel XXI secolo, le neuroscienze ci indicano che non possiamo sperare di comprendere la genesi della nostra vita mentale qualora dovessimo focalizzare i nostri studi esclusivamente sull’anatomia e sulla fisiologia delle nostre cortecce cerebrali, sottraendo al nostro interesse la parte più antica del nostro Sistema Nervoso (il midollo spinale, il tronco cerebrale con i suoi importantissimi nuclei, il cervelletto, il talamo, le strutture sottocorticali).

Grazie a questo nuova indicazione dobbiamo generare un cambio di paradigma, ovvero una rivoluzione scientifica, coerente con i nostri tempi: Alessandra non riceverà alcun beneficio clinico fino a quando il nostro ruolo sarà condizionato dal considerare i suoi comportamenti “il problema”.

Anche quando li dovessimo inquadrare all’interno di uno stato motivazionale, nè Alessandra, nè noi, avremmo percorso molta strada.

Il comportamento-problema di Alessandra non potrà essere compreso a fondo finquando viene omesso un principio importantissimo in biologia evolutiva: la capacità di individuare e rispondere al pericolo è necessaria per sopravvivere ed è presente in tutte la specie viventi.

Anche gli organismi più semplici, del tutto sprovvisti di cellule nervose, devono necessariamente essere dotati di meccanismi idonei ed adatti per la loro sopravvivenza.

Qualora non dovessimo comprendere tale principio, anche il cestinare definitivamente l’etichetta di “comportamento-problema”, come il tentativo di sostituire tale etichetta con altre formule diagnostiche (ansia, paure, fobie), risulterebbero del tutto infruttuose.

Quello che deve essere assolutamente chiaro, prima di intraprendere un viaggio (di conoscenza o studio) finalizzato alla comprensione dei comportamenti di Alessandra, oltre che alla loro “cura”, è che NOI, in quanto esseri umani, nel nostro lungo percorso evolutivo, abbiamo ereditato dalle altre specie viventi la capacità o abilità di individuare e rispondere al pericolo.

Questa abilità, l’abbiamo potuta ereditare, perchè abbiamo ereditato i CIRCUITI NEURONALI DELLA SOPRAVVIVENZA.

Pur essendo stato preceduto dalla vita (questo significa che tanti organismi su questo pianeta si difendono e sopravvivono bene senza ricorrere a meccanismi neuronali), il cervello riguarda LA VITA.

LA VITA E’ IL BENE.

Nel prossimo articolo vedremo come il cervello aiuta il corpo (l’altro attore principale per comprendere i nostri comportamenti) a sopravvivere, partendo dal presupposto che, per tutte le specie viventi, “ la vita è un’impresa molto pericolosa”.

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