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Le radici biologiche della nostra anima razionale (parte seconda).

 A livello macroscopico, rispetto ai cervelli dei mammifari non primati che hanno due principali regioni nella corteccia prefrontale (regione orbito-frontale e corteccia cingolata anteriore),i nostri cervelli hanno tre regioni prefrontali (in più la corteccia prefrontale laterale).

 Conosciamo che queste aree si attivano in presenza di stimoli esterni gratificanti e sono abilitate a valutare gli stati interni del corpo. Sappiamo anche, che nei nostri cervelli la corteccia parietale posteriore e la corteccia temporale sono più voluminose rispetto a tutte le altre specie. Inoltre, si è visto che nell’uomo le tre aree prefrontali sono iperconnesse con le cortecce parietali e temporali come in nessun’altro sistema nervoso centrale.

A livello microscopico, invece, sappiamo che la nostra neocorteccia ha un’organizzazione in colonne di sei strati che ricevono ed inviano connessioni a diversi siti specifici. Gli strati V e VI, cioè gli strati colonnari più profondi che proiettano verso l’esterno della corteccia, vanno a formarsi nelle prime fasi del neurosviluppo. Gli strati II e III, che proiettano verso altre aree corticali (associativi), si sviluppano per ultimi.

Ritornando alle differenze tra i nostri cervelli e quelli degli altri organismi voglio sottolineare che, le moderne neuroscienze ci hanno fatto conoscere che gli strati II e III sono più densi nei cervelli dei primati che in quelli degli altri organismi viventi.

 Ancora una volta, voglio ricordare al lettore che questi strati collegano le aree motorie con quelle sensoriali e con le associative unimodali. Pertanto, questi strati colonnari svolgono un ruolo importante nel far emergere le nostre abilità mentali.

Le moderne neuroscienze ci hanno fatto conoscere altre caratteristiche biologiche, aiutandoci a comprendere come emerge l’anima razionale dai nostri cervelli.

Infatti, da qualche decennio sappiamo che la neurogenesi corticale può essere suddivisa in due periodi.

 Nel primo periodo, il tempo ed il numero di cicli di suddivisione determinano il numero delle colonne che possiamo trovare in ciascuna specie. Invece, il tempo ed i cicli di suddivisione del secondo periodo determinano il numero dei neuroni in ogni singola colonna. Pertanto, un numero maggiore di suddivisioni nel primo periodo porterà ad una superficie corticale più estesa (il contrario è rappresentato dalla microcefalia), mentre nel secondo caso si assiste ad un aumento del numero dei neuroni all’interno delle colonne.

Le moderne neuroscienze ci hanno fornito altre importantissime conoscenze.

 Ad esempio, sappiamo che i nostri due emisferi cerebrali hanno architetture cellulari diverse e, pertanto, i nostri cervelli si caratterizzano per la presenza di asimmetrie corticali.

 Infatti, sappiamo che nell’emisfero sinistro le interconnessioni tra microcolonne (colonne vicine) sono meno sviluppate che nell’emisfero destro. Invece, le interconnessioni tra macrocolonne (colonne eteromodali) sono più sviluppate nell’emisfero sinistro.

E’ questa differente organizzazione citoarchitettonica (a destra strato II più spesso, mentre a sinistra strato III più spesso) che abilita l’emisfero destro ad essere l’emisfero percettivo per eccellenza ed il sinistro quello del “significato contestuale” (massima astrazione). Ovviamente, la nostra anima razionale, per emergere al massimo livello della sua organizzazione, necessita dell’apporto di entrambi i nostri emisferi cerebrali.

Il corpo calloso, come tutte le altre commissure (es. commissura anteriore, fornice), consente una perfetta integrazione tra queste due organizzazioni citoarchitettoniche.

Sappiamo che, sia nella filogenesi che nell’ontogenesi il corpo calloso si costituisce tardivamente rispetto a tutte le altre commissure. Infatti, il suo accrescimento è in relazione allo sviluppo di alcune aree della neocorteccia.

Dall’avanti all’indietro il corpo calloso viene distinto in tre tratti: il ginocchio (10 mm. di spessore), il tronco (3 mm.) e lo splenio (15 mm.). Quest’ultimo tratto è quello percorso dalle fibre coinvolte nello sviluppo del linguaggio.

Le neuroscienze moderne ci hanno fatto conoscere molto bene cosa accade quando il corpo calloso viene sezionato (split-brain).

Prima di fare un accenno sulla funzione integrativa del corpo calloso, voglio ricordare al lettore del blog “autismo fuori dagli schemi” che possono insorgere sindromi secondarie a due differenti condizioni: 1) sindromi secondarie a distruzione diretta di un centro corticale oppure della connessione intraemisferica, 2) sindromi secondarie a disconnessione tra i due emisferi.

Tra le prime sindromi (intraemisferiche) ricordo: la visione cieca, la prosapognosia, il neglect, l’anosoagnosia.

Tutti questi quadri sindromici dimostrano che il nostro cervello è un complesso dispositivo sensori motorio. La conoscenza (cognizione), e la conoscenza a livello più elevato (conosco di conoscere), emerge dalla complessità di questo dispositivo sensori-motorio altamente integrato. Quando, per un qualsiasi danno a carico di una parte del dispositivo (cervello), viene a mancare il contributo di alcuni circuiti sensori-motori, l’anima razionale (conoscere di conoscere) che emerge è diversa. Possiamo, dunque, trovarci di fronte a pazienti che conoscono quello che vedono (sanno puntarlo con il dito su di uno schermo) ma non sanno di conoscerlo (visione cieca). In altri casi, il loro sistema nervoso autonomo conosce la persona che vede ma loro non sanno di conoscerla (prosapognosia). Ancora, può accadere che il loro sistema nervoso autonomo non riconosce il volto della persona vista per cui non si “fidano” di quello che le corteccie cerebrali mosterano di “sapere” (sindrome di Capgras). Molto interessante, dalla prospettiva scientifica, è lo studio del neglect. Sappiamo che un danno ai circuiti sensori-motori di alcune aree parietali destre non fanno emergere la conoscenza di “cosa” vedo nell’emicampo sinistro. A dimostrazione che, senza il contributo dei circuiti del “dove”, anche il “cosa” vedo perde importanza.

 Infatti, non dobbiamo mai dimenticare che il dispositivo sensori-motorio (cervello) è parte del corpo dell’organismo ed è al servizio esclusivo dell’intero organismo.

Grazie agli studi di Sperry, Gazzaniga, e Le Doux sappiamo che quando il corpo calloso viene sezionato, l’informazione sensori-motoria che arriva ad un emisfero non può essere inviata all’altro emisfero per essere integrata. Pertanto, ogni emisfero integra le informazioni sensori-motorie che vi giungono ma non è possibile integrare le informazioni tra i due emisferi. In altri termini, le informazioni sensori-motorie che arrivano nell’emisfero destro (es. visione) non possono essere integrate con le informazioni linguistiche (emisfero sinistro) relative a quello stimolo visivo. Questa integrazione è possibile solo per l dati sensori-motori che raggiungono l’emisfero sinistro. Si intuisce facilmente che i pazienti split-brain non hanno la conoscenza di conoscere cosa ha visto il loro occhio sinistro, mentre la loro mano sinistra sa ricercare perfettamente l’oggetto visto dal loro occhio sinistro. Questo significa che l’emisfero destro, pur possedendo l’informazione corretta, non essendo integratato con i circuiti sensori-motori del linguaggio non consente all’individuo di verbalizzare la conoscenza.

Non possiamo avere più dubbi, è la conoscenza (anima razionale) che viene generata dall’attività cerebrale e non viceversa.

BUON NATALE A VOI ED ALLE VOSTRE FAMIGLIE.

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