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LA CORTECCIA CEREBRALE “DETRONIZZATA”.

A metà del secolo scorso il dottor Carl H. DELACATO dedicò circa un ventennio allo studio dell’autismo. I risultati di questa ricerca, soprattutto clinica, furono esposti nel suo libro “ Alla Scoperta Del Bambino Autistico” (Armando editore 1974). Delacato, grazie ai suoi studi, giunse alla conclusione che i bambini autistici dovevano essere studiati come bambini con danno neurologico. Inoltre, ipotizzo’ che i comportamenti “autistici”, come anche il disordine dello sviluppo del linguaggio ed il disordine della socialità, dovevano essere studiati come la conseguenza di un’anomala sensorialità provocata dal danno neurologico. Per questo motivo, per Delacato, compito primario del tecnico doveva essere quello di considerare l’autismo conseguenza e non causa del problema. Pertanto, bisognava risalire, grazie ai sintomi, alla definizione delle aree cerebrali compromesse e delle ipersensorialità o iposensorialità alla base dei sintomi stessi.

 Purtroppo, per Delacato ed anche per i bambini autistici, l’epoca non era propizia per una tale rivoluzione. Infatti, le idee psicodinamiche non erano ancora defunte ed il comportamentismo (lo studio del cervello non è necessario) riscuoteva sempre più successi. Inoltre, cosa ancora più determinante, stava prendendo luce il cognitivismo (solo lo studio della corteccia cerebrale è sufficiente per capire) che avrebbe monipolizzato le neuroscienze per i successivi tre decenni, allontanandoci sempre più dalla conoscenza.

 Dagli inizi del terzo millennio le neuroscienze hanno mostrato un interesse sempre maggiore per lo studio del S.N.C. nella sua complessità. Questo sta portando verso una revisione scientifica delle idee di Delacato. Come spesso si dice: “il tempo è galantuomo”.

Infatti, di recente le neuroscienze stanno svelando i misteri biologici che ci consentono di filtrare le informazioni sensoriali, cioè ci stanno facendo conoscere come il cervello “illumina” solo le informazioni sensoriali rilevanti mentre tutto il resto, sfuggendo alla nostra attenzione, non altera il nostro comportamento.

In altri termini, sappiamo che siamo molto abili nella capacità di concentrarci sia in una mensa sia in un mercatino oppure in un bar. Questo significa che possiamo bloccare un groviglio di voci e di vari rumori di fondo per seguire un discorso. Allo stesso tempo distinguiamo il nostro nome in un borbottio generale oppure, all’istante, ci accorgiamo di un ciclista che ci sbuca dinanzi sulla carreggiata. Tutto questo è possibile in quanto, anche quando grosse quantità di informazioni sensoriali inondano i nostri sensi, siamo capaci di prestare attenzione solo alle cose essenziali per il nostro comportamento adattivo.

Come il cervello riesce a fare questo?

Dagli anni ottanta del secolo scorso (F. CricK, 1984) i neuroscienziati hanno intuito che il talamo, ricevendo stimoli sensoriali e rimandandoli alla corteccia cerebrale, doveva fungere da stazione sia di transito e sia di filtraggio. Di recente il ricercatore M. Halassa, del Massachusetts Institute of Technology a Cambridge, attraverso i suoi importantissimi studi, ha scoperto che esistono particolari neuroni talamici, precisamente quelli del nucleo reticolare del talamo, con spiccata funzione inibitoria. Grazie a questi neuroni, contrariamente a quanto ipotizzato in passato, la nostra corteccia non “illumina” quello che interessa bensì inibisce quello che potrebbe “disturbare”. In altri termini, il nucleo reticolare del talamo regola il filtro, pertanto, se il cucciolo d’uomo è impegnato visivamente i neuroni del nucleo reticolare del talamo “bloccano” le informazioni uditive. Con il progredire del neurosviluppo anche la corteccia prefrontale ed i gangli basali prenderanno parte a questa organizzazione di filtraggio dei stimoli sensoriali, per cui posso prestare attenzione a detrminati stimoli uditivi inibendo altri stimoli della stessa modalità sensoriale (nell’esempio l’udito).

Dunque, se tutte le informazioni sensoriali fossero trasmesse, attraverso il talamo, alle aree di elaborazione superiore nella corteccia cerebrale, saremmo immediatamente sopraffatti da una massa di informazioni. Le neuroscienze hanno individuato nel nucleo reticolare del talamo prima, e nei gangli basali dopo, le stazioni che intercettano gli stimoli sensoriali trascurabili per il comportamento adattivo.

Ci sono ancora due importanti considerazioni da fare:

1) il coinvolgimento dei gangli basali è una ulteriore dimostrazione che i sistemi sensoriali e motori del cervello non lavorano in modo indipendente ma si sono evoluti insieme per la percezione (sensazione/azione)

 2) i processi cognitivi, quale l’attenzione e la concentrazione, a lungo considerati di pertinenza della corteccia cerebrale (cognitivismo), sono regolati da strutture neuronali profonde o sottocorticali (talamo, gangli basali).

Chissà cosa avrebbe provato il mio maestro, Carl H. Delacato, a leggere quello che ho scritto oggi per le lettrici e lettori del blog “autismo fuori dagli schemi”.

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