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Darwinismo neuronale

Il blog “autismo fuori dagli schemi” vuole offrire un abstract della lezione del dottor Parisi Antonio tenutasi in data 04/06/2021, in occasione del master biennale sull’approccio sensori-motorio nei disturbi dello spettro autistico.

Alcuni cuccioli d’uomo, intorno ai 12 mesi di vita, cominciano a manifestare alcuni sintomi e, soprattutto, alcuni segni clinici: chiamati non si girano, invitati a salutare con la manina non lo fanno, sfuggono lo sguardo, hanno una prensione atipica. Alcuni di questi bambini, nei mesi successivi, vedono compromesso lo sviluppo di quelle abilità che ci hanno fatto diventare “umani”: il linguaggio e la relazione. Questi bambini, intorno ai trenta mesi di vita, vengono diagnosticati “autistici”.

Per la clinica neuropediatrica non ci sono più dubbi, il quadro clinico, il loro comportamento, è conseguenziale ad un disordine del neurosviluppo.

Si intuisce facilmente che, prima che decidiamo di prenderci “cura” del comportamento di questi bambini, lo studio del neurosviluppo deve assumere una posizione centrale e privilegiata.

Dobbiamo ricordare a noi stessi che, nel corso della storia dell’autismo (80 anni), lo studio del neurosviluppo, è stato affrontato dapprima in termini psicodinamici, poi comportamentali, in seguito cognitivi ed, infine, in termini di biologia evolutiva.

Voglio soffermarmi su alcuni punti che la Biologia Evolutiva ci ha consegnato e che possono contribuire ad un miglio inquadramento scientifico dei disturbi dello spettro autistico.

Per le moderne neuroscienze, fondate sulla Biologia Evolutiva,, il sistema nervoso non rappresenta altro che un insieme di cellule che si collocano tra le cellule sensoriali e le cellule muscolari del corpo per coordinare movimenti muscolari in risposta agli input sensoriali. Anche se in alcuni organismi questo dispositivo sensori-motorio è relativamente semplice mentre in altri è estremamente complesso, non dobbiamo mai dimenticare che le reti nervose sono sistemi di integrazione sensori-motoria che svolgono tre compiti fondamentali:

1)ricevono messaggi dal corpo e dall’ambiente intorno ad esso

2) selezionano ed integrano queste informazioni sensoriali

 3) generano comandi motori che controllano i movimenti del corpo.

Inoltre, nel corso degli ultimi decenni, la Biologia Evolutiva ci ha fornito tante altre informazioni sui vantaggi selettivi, per le specie viventi, di possedere neuroni o cellule nervose, oltre che di averle in abbondanza.

Eppure, c’è un dato che non può non stupirci: noi, umani, possediamo cento miliardi di neuroni appartenenti solo a tre categorie funzionali (sensoriali, interneuroni o associativi, motori).

 Questa conoscenza può lasciarci ancora più increduli quando veniamo a conoscere che il nostro cervello è del tutto privo di qualsiasi elemento “speciale” (cellula o atomo) rispetto ai sistemi nervosi del resto del creato.

Penso che possiamo superare questo stupore in un solo modo: “comprendere il neurosviluppo umano”.

Negli ultimi anni la Psicologia dello Sviluppo è diventata una valida alleata nel tentativo di raggiungere questo obiettivo. Infatti, ci ha fatto riflettere sul dato che, il neurosviluppo umano necessita di un fattore temporale molto ampio e può essere distinto in quattro fasi: fase dello sviluppo sensori-motorio; fase dello sviluppo per imitazione; fase dello sviluppo educativo; fase dello sviluppo pedagogico e sociale.

Penso che stiamo vivendo un momento di significativi cambiamenti nel settore delle scienze neurologiche e della neuropediatria.

 Infatti, come la Biologia Evolutiva aveva fatto vacillare ogni posizione antropocentrica (il nostro cervello, come quello delle altre specie dotate di sistema nervoso, è un dispositivo sensori-motorio), la Psicologia dello Sviluppo sostiene che il linguaggio, la relazione, il pensiero, l’introspezione e, addirittura, la coscienza, rappresentano abilità relative al grado di complessità e, soprattutto, di sviluppo dei S.N.C.

Appare scontato che i clinici non potranno non restare coinvolti da tutti questi radicali cambiamenti.

 In primo luogo bisogna comprendere che cambia la “prospettiva” di indagine.

 Non può più essere entusiasmante continuare a discutere sul COME misurare le differenze tra i bambini con disturbo dello spettro autistico e gli altri bambini.

 Diventa “eccitante” iniziare a studiare COME i cervelli dei due gruppi, in termini di neurosviluppo, sono differenti.

 Questo potrebbe aprire la strada anche sul COME curarli.

Prima di impegnarci nei piani terapeutici, sento il bisogno di richiamare le attenzioni su un punto accennato in precedenza: la “monotonia cellulare dei nostri cervelli” che, esattamente, rispecchia quello che troviamo nei cervelli delle altre specie. Allo stesso tempo, il differente tempo necessario richiesto per il nostro neurosviluppo.

Sappiamo che nessuna altra specie vivente richiede di una parte significativa della propria vita per completare il processo di formazione e di integrazione dei circuiti neuronali.

Pertanto, non possiamo non porci una domanda: perchè per il nostro neurosviluppo è necessario tanto tempo?

E, soprattutto, quali cambiamenti si verificano nei nostri cervelli durante le quattro fasi descritte dalla Psicologia dello Sviluppo che, come scritto, richiedono i primi 18 anni della nostra vita?

 In merito a queste domande, la prima cosa che si apprende è che cellule nervose, con proprietà biologiche simili, possono svolgere funzioni molto diverse in merito al tipo di connessioni da loro stabilite.

 Si intuisce facilmente che per prendere forma un cervello complesso non è sufficiente che le cellule vicine possano fondersi insieme ed aderire tra di loro. Deve essere necessario un cablaggio molto preciso delle connessioni tra cellule nervose.

 Per questo motivo è importante conoscere i meccanismi biologici che regolano questo cablaggio nei nostri cervelli.

Ancora più significativo è un altro dato: i nostri comportamenti, come le nostre abilità, specie nel corso dello sviluppo, si modificano in maniera estremamente significativa.

 Questo significa che si modifica anche il cablaggio dei nostri cervelli.

 COME e CHI consente queste modifiche?

In altri termini, quali sono le proprietà biologiche del sistema nervoso umano che possono “modificare” i movimenti dei nostri corpi o i comportamenti, liberandoli dall’ampia gamma delle risposte innate?

Anche questa domanda ha ricevuto importanti risposte, negli ultimi decenni, dalle neuroscienze.

Infatti, sappiamo che grazie alla ridondanza del sistema ed alla plasticità del sistema, la genetica lascia il compito di selezione e di stabilizzazione delle connessioni all’esperienza.

E’ proprio la ridondanza del sistema (veniamo al mondo con un numero di cellule nervose maggiori di quelle che ci servono) e la plasticità del neurone che sottraggono il neurosviluppo dalle rigide regole della genetica per consegnarlo nelle mani della SELEZIONE ESPERIENZIALE.

E’ stata questa nuova conoscenza che ci ha permesso di dare significato al fatto che “Io sono quello che faccio”.

E’ attraverso la selezione esperienziale che posso comprendere il perchè, per vedere devo guardare e per sentire devo ascoltare.

Dunque, nei mammiferi, nei primati e soprattutto nell’uomo, il processo di apprendimento si attua attraverso la selezione esperienziale.

Gli studi di una folta schiera di neuroscienziati ( V. Hamburgher, R. Levi Montalcini, J. C. Eccles, J. P. Changeux) ci hanno permesso di conoscere che la selezione esperienziale si attua attraverso tre fasi:

  1. fase della morte cellulare naturale
  2. fase della potatura delle sinapsi
  3. fase della stabilizzazione delle sinapsi potate

Siamo venuti anche a conoscere che la selezione esperienziale inizia in epoca precoce e, pertanto, l’ambiente intrauterino è capace di condizionare il processo.

Ogni era ha i suoi dubbi, ma anche le sue conoscenze.

Viviamo, ed operiamo, in un’era in cui siamo venuti a conoscenza che il nostro neurosviluppo richiede un tempo lungo perchè non è programmato per intero nei nostri geni, ma richiede la selezione cellulare, la potatura ed il rafforzamento delle sinapsi, attraverso l’attività nervosa o uso.

E’ solo attraverso la manipolazione dell’ambiente, da parte dell’individuo, che prende forma il suo cervello.

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