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PARTE SECONDA, PERCEZIONE, MEMORIE, DECISIONI

Abstract della seconda parte della lezione del dottor Parisi Antonio in occasione della terza lezione del Master biennale : dosordini del neurosviluppo.

La memoria, intesa come la capacità di acquisire (percezione) e di immagazzinare tutte le informazioni, rappresenta l’abilità che maggiormente condiziona il comportamento umano.

Con parole molto semplici possiamo definire la memoria come il collante che sostiene la nostra vita. Infatti, fà di noi ciò che siamo, ovvero tutto quello di cui abbiamo fatto esperienza e, con consapevolezza o meno, tratteniamo.

Le moderne neuroscienze ci hanno fornito anche altre importanti conoscenze. Ad esempio, ci hanno mostrato che nei nostri cervelli non esiste una singola area abilitata a conservare tutte le nostre memorie (area della memoria).

Oggi sappiamo che i contenuti delle nostre memorie sono specificati dal tipo di connessioni e comunicazione dei nostri neuroni.

Quando il nostro corpo (l’attore principale) è sottoposto ad un mutamento ambientale ed i recettori sensoriali trasducono le relative informazioni sensoriali, i potenziali d’azione che si generano andranno a modificare le memorie precedenti (percezione). Le moderne neuroscienze hanno definitivamente chiarito che queste aree di connessione tra neuroni rappresentano il deposito delle nostre memorie.

E’ per questo che, nel nostro cervello non esiste un solo tipo di memoria.

Abbiamo esperienza che, possediamo memorie che durano attimi e memoria che durano tutta la vita.

Il clinico non può limitarsi a classificare i quadri clinici con compromissione delle memorie prescindendo dalla comprensione neurobiologica. E’ il livello di organizzazione neurologica o apprendimento raggiunto che differenzia il coinvolgimento di quale popolazione di cellule nervose viene interessata quando ci accingiamo per le prime volte nel pedalare e quando siamo divenati abili ciclisti.

L’approccio neurobiologico evolutivo o sensori-motorio ci libera anche da un altro pregiudizio: il processo di apprendimento, come anche la presa di decisione, non richiede necessariamente la motivazione.

Se i nostri cerv elli dovessero agire prima delle nostre menti (Libet), questo significa che c’è un’area nei nostri cervelli che decide?

Avremmo solo spostato lo studio dal “mentale” alla corteccia prefrontale ventro mediale, ma continueremo a non capire perchè un bambino con disordine della fase sensori-motoria del neurosviluppo “assume decisioni atipiche”.

Nella fase sensori-motoria del neurosviluppo, la mente e la corteccia prefrontale ventro-mediale non hanno un ruolo importante.

Ci può essere d’aiuto la riflessione che, tutte le specie viventi devono necessariamente prendere decisioni.

La biologia evolutiva, infatti, ci indica che la vita è movimento. Pertanto, in un preciso momento della storia evolutiva ci si imbatte in una varietà quasi infinita di specie viventi che si sono “selezionate” proprio perchè hanno fatto scelte giuste.

In natura molte decisioni vengono prese su disposizioni.

Anche un cucciolo d’uomo, nelle prime fasi della sua vita, prende decioni prevalentemente su disposizioni.

Anche in molti disturbi neurologici (Tourette, Corea, D.O.C., Parkinson,) si può passare da decisioni su “rappresentazioni” a decisioni su “disposizioni”.

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