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IL CORPO NON DIMENTICA

                                                                  

Come più volte ho scritto nelle pagine del blog “autismo fuori dagli schemi” negli ultimi decenni le neuroscienze, particolarmente ispirate dalla Biologia Evolutiva, hanno preso sempre più le distanze sia dal comportamentismo sia dal cognitivismo ed hanno fatto emergere un nuovo modello ove la cognizione umana si organizza sulla base della percezione e delle azioni.

 Infatti, le recenti ricerche neurobiologiche hanno dimostrato che le aree corticali motorie, ritenute dai cognitivisti esclusivamente deputate alle funzioni motorie, intervengono anche nell’elaborazione di informazioni sensoriali; demolendo definitivamente il pensiero della Psicologia Cognitiva che aveva sostenuto che l’azione e la percezione fossero due funzioni distinte e, pertanto, per decenni aveva sostenuto che le funzioni sensoriali venissero codificate in determinate aree cerebrali capaci di elaborarle per poi trasferirle nelle aree che organizzano una risposta e una esecuzione motoria.

A questo punto non dovrebbe meravigliarci sostenere che, se lo sviluppo della nostra cognizione (fino alla nostra socialità o capacità di stabilire relazioni) dovesse dipendere dallo sviluppo del sistema motorio di azione-percezione, per poter comprendere come entriamo in rapporto l’uno con l’altro dobbiamo necessariamente partire dai primi movimenti dei nostri corpi e di come questi movimenti cablano i nostri cervelli ed organizzano i nostri circuiti neuronali (connettomi).

Come è nel suo stile, “autismo fuori dagli schemi” intende segnalare alle lettrici e lettori interessati a tale questione un saggio pubblicato da Raffaello Cortina Editore, Il corpo non dimentica, scritto dai professori Massimo Ammaniti e Pier Francesco Ferrari.

Gli autori prendono spunto da un interrogativo che Leonardo si era posto ed al quale la scienza non ha dato ancora una risposta: “Il feto ha già una sua anima o la stessa anima governa i due corpi”?

A differenza dei neonati e dei lattanti, che possiamo osservare ad occhi nudi e con i quali possiamo interagire, con i feti sono solo le madri a rilevarne i movimenti spontanei nel proprio ventre, a volta addirittura scoprendo che possono muoversi quando esse toccano la propria pancia.

Di recente lo sviluppo tecnologico ci ha dato la possibilità, con l’ecografia 4D, non solo di poter effettuare uno studio tridimensionale del feto ma anche di evidenziare la cinetica dei suoi movimenti. Per questo, le ecografie 3D e 4D sono in grado di mettere in luce il corpo fetale, la fisionomia, le espressioni facciali, i movimenti del corpo.

Una recente ricerca, come riportano gli autori del testo, ha studiato attraverso l’ecografia le risposte motorie buccali del feto alla venticinquesima settimana agli stimoli acustici materni. Alle madri veniva chiesto di produrre dei suoni e di verificare le risposte motorie fetali del viso. E’ emerso che i feti sono in grado di compiere movimenti con la bocca che simulano alcuni suoni (ad esempio la sillaba “la”) solo se pronunciati dalla mamma. A dimostrazione che quello che si era ritenuto vero per decenni, che la motricità neonatale avesse solo un carattere riflesso, non è del tutto veritiero.

Sicuramente, affermano gli autori, i neonati hanno dei movimenti riflessi (legati al funzionamento del midollo spinale) ma hanno anche una motricità funzionale, direzionata ad un obiettivo e flessibile a seconda degli stimoli ambientali.

Percezione ed azione, sin dal concepimento, sono strettamente legate e si sviluppano nell’interazione fra il sistema nervoso centrale, il corpo e l’ambiente.

La cognizione, è quanto sostengono gli autori, si organizza sulla base della percezione e delle azioni.

All’interno del volume c’è un altro punto di enorme interesse scientifico .

Gli autori, a pag. 62, scrivono che le alterazioni nello spessore della morfologia corticale, nella mielinizzazione o nelle connessioni, o in altri processi maturativi dei sistemi cerebrali sensorimotori dei primi stadi, hanno delle ripercussioni enormi nelle tappe successive dello sviluppo. Queste alterazioni sono spesso associate a disturbi neurologici, psichiatrici e del neuro-sviluppo.

Per chi ha studiato la Teoria del cervello autistico, la sensazione che quella teoria sia sempre meno teoria non può non essere esperita.

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