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NATI PER MUOVERSI

                                                                         

Le neuroscienze attuali, quelle ispirate dalla biologia evolutiva, non manifestano dubbi sul fatto che le nostre capacità cerebrali dipendono direttamente da ciò che facciamo con il nostro corpo.

Per molti, più che di una vera rivoluzione rispetto alle ipotesi cognitiviste, si è trattato di un ritorno alla metà del secolo scorso quando molti studiosi avevano ritenuto il movimento non solo un “mezzo” per spostarsi ma, soprattutto, un “qualcosa” che l’organismo doveva compiere per favorire lo sviluppo del suo cervello e delle conseguenti abilità cognitive.

Non stupisce, pertanto, che una moltitudine di ricercatori contemporanei accumulano prove sempre più evidenti che dimostrano come il movimento favorisce lo sviluppo delle memorie, della capacità di restare concentrati, della stessa “flessibilità mentale”, al punto da poter sostenere con forza che le abilità motorie e l’organizzazione cerebrale svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo delle capacità cognitive del bambino.

Questi ricercatori non nutrono alcun dubbio sul fatto che il linguaggio si costruisce attraverso i movimenti degli arti superiori, della bocca, della lingua, della gola. Allo stesso tempo, sostengono che i bambini attraverso l’uso delle dita imparano a contare mentre muovendo gli occhi nei posti giusti imparano a leggere. Senza trascurare il dato che sin dai primi spostamenti a carponi possono interagire con gli altri e possono cercare informazioni per verificare ipotesi.

In effetti, la parola, il gesto, il linguaggio dei segni, la scrittura, la lettura, per molti neuroscenziati sono innanzitutto movimenti che richiedono contrazioni muscolari.

Ln effetti, noi umani necessitiamo di muoverci sin dalla settima settimana di gravidanza.

Grazie a questi movimenti abbiamo potuto cambiare posizione ma, soprattutto, abbiamo dato al nostro corpo la possibilità di esplorare se stesso.

E’ questa la “grande novità scientifica” del tempo in cui ci siamo trovati ad operare.

Il movimento non è solo una opportunità, a nostra disposizione, per soddisfare un bisogno di interagire o di volersi spostare.

Quando, sin dalla settima settimana dal concepimento, iniziamo a contrarre muscoli che “spostano articolazioni”, non solo stiamo modificando il tono muscolare e ci stiamo muovendo per effetto di quel segnale nervoso che dai neuroni è andato verso il corpo ma, allo stesso tempo, stiamo anche generando un segnale propriocettivo (effetto della contrazione muscolare e dello spostamento articolare) che dal corpo raggiunge i nostri neuroni.

 Questa informazione sensoriale (intima e privata ovvero propriocettiva) contribuisce, più di ogni altra informazione, allo sviluppo del nostro “essere soggetto” ovvero “Io”.

Senza trascurare che, è proprio la propriocezione che andrà a regolare la funzione del filtro sensoriale (fondamentale per la nostra capacità astrattiva).

In effetti, la biologia evolutiva ci ha fatto conoscere che, come per il resto del creato, anche per noi ricordare un momento preciso della vita non avrebbe alcun interesse di per sé, a meno che il ruolo del ricordo non sia quello di influenzare il comportamento (risposta motoria) successivo dell’organismo in questione.

 Allo stesso tempo, prendiamo atto che per noi “umani” il movimento ha avuto anche un’altra conseguenza: grazie al mio lento neuro-sviluppo ho avuto il tempo di rendermi consapevole che ho una prospettiva sulle cose del mondo e che anche gli altri umani hanno delle loro prospettive, e che queste ultime possono anche essere differenti dalle mie.

Lo sviluppo del tutto, come dovrebbe essere chiaro per tutti, è regolato dal movimento grazie alla propriocezione tipica della nostra specie.

Non dimentichiamolo, specie quando operiamo con cuccioli d’uomo che vedono compromesso lo sviluppo di quelle abilità tipicamente umane (scambio di prospettive che regolano il linguaggio e la relazione, senza le quali non è possibile una vera inclusione).

E’ questa la rivoluzione da fare per chi opera nel settore del neurosviluppo: prestare attenzione, attraverso l’osservazione dei movimenti, a come quel cucciolo d’uomo sta sviluppando la conoscenza del suo corpo.

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