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COSA CI INSEGNA IL CORPO DI NENNA

                                                                  

Nenna è una signora nata a Napoli nel 1967. All’età di tre anni, per i suoi comportamenti stereotipati, per il ritardo dello sviluppo della comunicazione, per le palesi difficoltà relazionali, fu diagnosticata “affetta da autismo evolutivo”.

 I suoi genitori intrapresero, su consiglio di specialisti, un percorso di psicoanalisi mentre la piccola Nenna fu affidata alle “cure” di logopediste e psicomotricisti.

 Quando Nenna aveva 9 anni il quadro clinico si mostrava molto compromesso, al punto di consigliare ai genitori di soprassedere ad ogni progetto inclusivo e di puntare ad una “istituzionalizzazione” progressiva del caso (trattamenti in semiconvitto e successivamente a tempo pieno).

I genitori di Nenna decisero, per la prima volta, di non dare seguito alle proposte terapeutiche prescritte e, anticipando il pensiero di papa Francesco (Giubileo 2025), divennero “pellegrini di speranza”.

 Condussero Nenna da altri tecnici del settore e misero in atto programmi riabilitativi, per quei tempi, “rivoluzionari” (terapie “fisiche” svolte non nei centri ma presso domicilio quotidianamente).

Oggi, la signora Nenna ha raggiunto ottimi livelli nelle autonomie personali, buoni livelli comunicativi verbali e, soprattutto, un comportamento “idoneo” al punto da poter svolgere servizio di volontariato presso la mensa Caritas.

E’ stato proprio nel corso dell’ultimo turno al servizio mensa che la signora Nenna ci ha dato la possibilità di riflettere su un dato scientifico di grande interesse: cos’è la memoria del corpo?

Infatti, mentre portava i vassoi con il cibo ai tavoli, una signora ospite era entrata con un cane. Alla vista del cane, la signora Nenna si era bloccata e non riusciva ad andare oltre.

La memoria del corpo abbraccia tutte le esperienze corporee che abbiamo archiviato in forma di ricordi e che non possono non influenzare il nostro comportamento.

 In altri termini, le esperienze fisiche (ciò che il corpo fa mentre manipola ed è manipolato dal mondo) penetrano nel profondo delle nostre esperienze quotidiane, modellano i nostri circuiti neuronali, e influenzano la cognizione ed il “sentirci” (sentimenti).

Questo vale sia quando il nostro corpo viene “massaggiato” o “riscaldato” da tiepidi raggi solari nei primi giorni di maggio (sensazioni piacevoli) sia quando il corpo reagisce con palpitazioni o sudorazione a stimoli che definiamo ansiogeni.

Lo testimonia il comportamento della signora Nenna.

Il disordine della fase sensori-motoria del suo neurosviluppo (questa è la corretta diagnosi clinica) l’aveva resa particolarmente “sensibile” verso alcune stimolazioni sensoriali.

 Il suo udito, per semplificare, poteva essere definito “iper”. Questo non poteva non renderla “vulnerabile” verso il pianto improvviso del neonato, verso il rumore di una moto, quello del phon, delle forbici mentre tagliano i capelli, delle campane e, nel nostro caso, dell’abbaiare del cane.

Anni dopo, il corpo della signora Nenna, come quello di qualsiasi essere umano, non poteva non collegare l’esperienza della sua infanzia (sento dolore nelle orecchie quando il cane abbaia per cui il mio cuore accelera ed il cortisolo aumenta nel mio corpo) con la vista del cane al servizio mensa.

Non è un ritorno al passato.

E’ un meccanismo biologico che sfugge al controllo della consapevolezza, ma è una sostanza completamente differente dall’inconscio dei psicoanalisti (un serbatoio a pressione, dal quale fuoriescono fantasie proibite, paure, traumi e conflitti che si manifestano soprattutto di notte, in sogno).

Ma questa è una faccenda che leggeremo a breve, nel prossimo articolo.

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