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Considerazioni di un genitore

Egr. Dottor Parisi,

chiedo scusa se ancora una volta mi inserisco nel suo Blog, ma il suo breve articolo sulla “memoria del corpo”, mi ha coinvolto in maniera considerevole e lei può facilmente immaginarne il perché. Ora, come genitore con l’unica qualifica di essere anziano e di essermi costantemente impegnato a cercare soluzioni per il disturbo di mia figlia, a conclusione della lettura, mi son dovuto porre un paio di domande, che ora rivolgo a lei.

Lei ha potuto osservare che Nenna si è immobilizzata alla vista del cane ed io mi chiedo e le chiedo: quale persona affetta d’autismo ha la capacità di un simile comportamento? La mia esperienza mi suggerisce che alla vista di qualcosa di minaccioso la reazione più scontata sarebbe stata, come minimo, quella di lanciare in aria il vassoio con il suo contenuto e scappare urlando a squarciagola. E questo non è avvenuto e, come genitore, ho l’obbligo di porre la domanda: in virtù di quale miracoloso intervento è potuto succedere tutto ciò?

Lei ha posto per Nenna come diagnosi corretta: Disordine della fase sensori-motoria del neurosviluppo. Può cortesemente dirmi quale altro tecnico in Italia pone tale tipo di diagnosi? I neurofisiologi suoi colleghi certamente no in quanto, con la sua diagnosi, la tipologia del disturbo da lei suggerita non fa parte del loro curriculum di studi. Inoltre essi sono alla disperata ricerca del prodotto farmaceutico che risolve il problema e mai possono pensare a interventi di tipo riabilitativo. Per quanto riguarda la psichiatria ritengo opportuno stendere un velo pietoso su ottanta anni di fallimento totale. Anche i colleghi della riabilitazione sono fuori discorso perché impossibile per loro prendere in considerazione una riabilitazione motoria per un disturbo che ancora oggi si ritiene di competenza psichiatrica.

Egregio dott. Parisi, io sono convinto che lei si trovi in quella particolarissima situazione in cui si sono trovati altri suoi colleghi nella travagliata storia della Medicina. Per brevità, faccio solo un nome: Ignàc Semmelweis sulla cui spaventosa storia chiunque non sa, oggi può facilmente documentarsi. Aggiungo che non mi sembra per niente di esagerare se pongo il suo nome accanto a quello dell’illustre ginecologo ungherese perché ritengo terribile la situazione di scegliere di aiutare i propri simili e poi esserne impedito per spirito di gruppo e dogmatismo.

Naturalmente a questo punto si dovrebbe generare un dibattito con numerosi interventi e invece tutto continuerà come di solito. Come ci insegna la storia, solo il tempo (decenni) è galantuomo e metterà tutto in chiaro.

Con profonda stima, porgo cordiali saluti.

Sergio Martone

Sorrento, maggio 2025.

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