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Mio figlio vede tutti i dettagli.

Quando pronunciamo la parola “palla” ad un bambino di poco più di 18 mesi, questa non sta per un particolare tipo di oggetto, in quanto la parola non è l’oggetto.Nessuno può scambiare la parola per l’oggetto da gioco più desiderato dei maschi. Dunque, nel cervello deve esserci uno stretto collegamento tra circuiti con funzioni originariamente differenti (fonologiche, visive, etc). L’organizzazione neurologica è quel processo che studia in che modo si generano le connessioni (neurostato) e, dunque, il nostro modo di conoscere e manipolare la palla, ovvero il mondo (psicostato).Di tutti i sistemi sensoriali quello meglio conosciuto dalla comunità scientifica, è il sistema visivo. Conosciamo che, i neuroni che “trattano” l’informazione visiva proveniente dal mondo, sono raggruppati in nuclei o centri gerarchici che inviano informazioni verso aree della corteccia cerebrale che vanno ben oltre i confini  del lobo occipitale (area corticale visiva). Dalla periferia (retina) si dirigono verso la corteccia cerebrale due vie parallele appartenenti al sistema visivo, entrambe hanno uno “stazionamento” nel talamo (nucleo genicolato laterale), prima di entrare nel lobo occipitale, per poi dirigersi nel lobo temporale o parietale ed in quello frontale.Ad ogni stazionamento (sinapsi) l’informazione nervosa (elettrica) in entrata subisce una trasformazione (in termini di frequenza ed intensità della scarica elettrochimica successiva ).Anche se, nella parte periferica della corteccia cerebrale le aree neurali che compongono il sistema visivo (palla) sono distinte da quelle che compongono l’informazione uditiva (la parola “palla”), tattile (come devo posizionare le mani per afferrarla, oltre che la discriminazione che sto toccando la palla), olfattiva e gustativa ,ad un livello gerarchico cerebrale più elevato,quale le aree associative posteriori (temporo-occipito-parietali) e quelle anteriori (frontali), le informazioni provenienti dai vari sistemi sensoriali si integrano.

Da questa integrazione, come scritto in articoli precedenti, si genera la PHI ( informazione/integrazione).

Il sistema visivo,come accennato sopra, è composto da due vie parallele che analizzano aspetti diversi del mondo visivo. La via del “cosa” si occupa della palla (colore,forma) e invia informazioni alle aree del lobo temporale mentre , la via del “dove” invia informazioni al lobo parietale, al fine di informare sul posto in cui la palla si trova. Il sistema visivo è definito dall’insieme delle cellule nervose che compongono la moltitudine dei centri nervosi visivi e da tutte le loro connessioni. Queste connessioni, non solo portano l’informazione dalla retina verso le cortecce ma, un numero maggiore di fibre nervose, si dirige dalle stazioni superiori verso quelle più periferiche. Questo feedback top-down è necessario per: trascurare i dettagli che non sono comportamentalmente rilevanti in un dato contesto (nell’esempio specifico “vedo” la palla e non la scritta del marchio che sta impressa su di essa).Successivamente, quando l’integrazione tra le aree associative secondarie e quelle terziarie (frontali) diviene sempre più funzionale, la rivalutazione top-down da parte di queste ultime garantirà una maggiore capacità di astrazione (non possiamo andare a giocare a palla senza di essa), oltre che un costante confronto tra l’immagine presente della palla con le immagini incontrate in passato.

Ancora una volta, le problematiche dell’autismo mi sembra che insorgano già al primo livello: NON RIUSCIRE A TRASCURARE I DETTAGLI CHE NON SONO COMPORTAMENTALMENTE RILEVANTI IN UN DATO CONTESTO.

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