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La nuova scienza ci chiede di abbattere le berriere

Quando nel 1992 iniziai ad occuparmi di autismo, la sinestesia era un fenomeno neurologico ancora meno considerato. La si riscontrava solo dalle testimonianze personali, mentre le iniziali ricerche erano frenate dal fatto che le eperienze riferite dai sinesteti venissero considerate  “fantasie creative di menti malate”.

Come poteva essere reale che, in una persona, la stimolazione di un senso causasse esperienze insolite ed automatiche in un senso diverso?  Poteva essere “sano di mente” uno che riferiva di sperimentare gli odori come se avessero suoni, oppure i giorni della settimana come dotati di sapori differenti o, ancora, le forme suono- colore o grafema-colore?  In questi pochi decenni, non solo la scienza ha stabilito che l’esperienza riferita fosse reale, ma ha cercato anche di comprendere, grazie alle neuroimmaging (manetoencefalografia o MEG), cosa succede nel cervello per generare tali strane sensazioni e, cosa importantissima, COME si può diventare sinesteti.

Usando la MEG si è scoperto che il cervello di un sinesteta risponde alla stimolazione sensoriale in modo differente da un cervello tipico. Infatti, analizzando il cervello di sinesteti grafema-colore intenti a guardare lettere bianche su uno sfondo nero, si è visto che l’area V4 del loro cervello (si eccita quando vediamo colori) si attivava, in maniera del tutto automatica, appena 110 millisecondi dopo che il sinesteta aveva guardato la lettera incolore. In altri termini, i neuroni situati nelle aree delle lettere e quelli delle aree responsabili dei colori COMUNICANO fra loro molto più di quanto non accada nei “normotipi”.

Il cervello dei sinesteti risulta essere differente da un punto di vista anatomico, sia nella sua componente grigia (le neuroimmaging hanno mostrato un aumento del numero di corpi di cellule nervose nelle aree parietali e frontali) che, soprattutto, nella componente bianca (gli assoni con il loro rivestimento). I sinesteti studiati, infatti, presentano più materia bianca tra le aree visive ed uditive, segno di una maggiore connettività tra le due regioni.

Tutte queste nuove conoscenze su di un quadro clinico, considerato fino a pochi decenni fa quale espressione di “malattia mentale”, stanno aprendo le porte ad un nuovo sapere, di cui ne beneficieranno anche le altre “ex malattie mentali”, quali ad esempio l’autismo.

Infatti, a mano a mano che un numero crescente di sinesteti è stato sottoposto a validi studi scientifici, si è potuto osservare che esistono alcune condizioni cliniche legate alla sinestesia. Una percentuale maggiore di sinesteti è stata trovata tra soggetti affetti da: sclerosi multipla (patologia della sostanza bianca), sindrome del colon irritabile (frequentemente associata all’autismo, al punto che qualcuno parla di intestino autistico), emicrania con aura (l’aura potrebbe essere di per sè un tipo di esperienza sinestetica).

L’ARGOMENTO E’ DI GRANDE INTERESSE SCIENTIFICO.

Lo testimonia il fatto che, un gruppo sempre più numeroso di ricercatori (tra questi chi vi scrive), ritengono l’autismo, la sclerosi multipla, la sindrome di tourette, la sindrome del colon irritabile, l’emicrania, disturbi in cui ha un ruolo una “disfunzione del sistema immunitario”.

Un’ipotesi scientifica seria (coerente con quanto sappiamo a proposito delle epilessie, ovvero che ereditiamo una soglia a convulsivare e che un fattore epigenetico determinerà l’espressione o meno di questa soglia) è quella che ritiene il sistema immunitario coinvolto nell’organizzazione neurologica.

Le proteine del sistema immunitario, negli adulti appiccicano “etichette” agli agenti patogeni affinchè i globuli bianchi li “rimuovano”, nelle prime fasi dello sviluppo, invece, “etichettano” sinapsi cerebrali per “rimuoverle”. Alla nascita abbiamo molte più sinapsi di quelle che poi utilizzeremo, grazie alla potatura sinaptica che sfoltirà le connessioni non usate regolarmente (selezione esperienziale). Se le proteine del sistema immunitario non dovessero funzionare a dovere, anche per una variazione genica o predisposizione alla patologia, potrebbero contribuire ad una non adeguata potatura (apprendimento), con una clinica coerente con i neurostati selezionatisi.

Il futuro potrebbe essere meno oscuro……qualora avessimo il coraggio di “uscire dagli schemi”.

Le neuroscienze stanno vivendo un momento rivoluzionario. Cervello e sistema immunitario non sono entità distinte e separate. Il Sistema Nervoso Centrale non è esente da effetti immunitari (infiammazioni). La barriera ematoencefalica non impedisce a questi due sistemi particolari (fanno di noi un individuo) di interagire.

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