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Il cervello umano distingue il rumore dalle parole

Alexander Romanovic Lurija è stato uno psicologo ed un medico russo nato nel 1902 e morto nel 1977. Egli è stato uno dei maggiori esponenti della scuola di neuropsicologia sovietica.

La sua attività di ricercatore e di clinico fu enormemente condizionata dal desiderio di comprendere le relazioni tra alcune funzioni cognitive, quali la memoria ed il linguaggio, oltre ai meccanismi cerebrali a loro sottostanti, il tutto attraverso lo studio di soggetti cerebrolesi (in special modo traumatizzati cranici).

Per le sue idee, che lo portarono a prendere le distanze dai suoi colleghi comportamentisti della scuola di Pavlov, fu allontanato dall’istituto ove lavorava. Liberamente, formulò una teoria ove veniva radicalmente rivisionato il concetto di “sintomo”.

Per Lurija i disturbi del comportamento non erano danni riguardanti precise aree del cervello, ma dovevano essere considerati esiti di disfunzioni di processi integrati, sostenuti dalla connessione di una moltitudine di aree cerebrali. Il compito del clinico non poteva ridursi nella misurazione del sintomo e nel descriverne la durata nè, tantomeno, nel descrivere i deficit. Egli doveva sforzarsi nel tentativo di comprendere in che modo il disturbo di un particolare processo o area cerebrale si ripercuoteva sul decorso di tutti gli altri processi cerebrali ( oggi possiamo dire organizzazione neurologica) e di come le alterazioni di tali processi avrebbero condotto all’alterazione dell’intero organismo ed all’insorgenza di un quadro morboso globale o sindrome.

Per tale motivo, Lurija definisce la psicologia una scienza non ancora in grado di trattare la personalità umana nei suoi aspetti più vitali.

Per Lurija, “una scienza capace di fare questo appartiene al futuro: a un futuro dal quale sarebbe ancor più difficile dire quante decine d’anni tuttora ci separano…..”

Uno studio recentissimo, della Washington University a St. Louis, avvicina il futuro, svelando alcuni misteri sul come discriminiamo i suoni e, dunque, sulla possibilità di poter meglio interpretare, sia i deficit del linguaggio, sia alcune condizioni di difetti della percezione, che tanto avevano interessato Lurija.

Come distinguiamo il rumore di un tuono da quello di un petardo?

Quando percepiamo un rumore nuovo le cellule nervose della corteccia uditiva si attivano in massa, ma rapidissimamente la maggior parte di esse ripolarizzano (inibizione). Si pensava che le cellule nervose rimaste eccitate per tutta la durata dello stimolo sensoriale fossero responsabili della percezione (identificazione del rumore), mentre quelle cellule nervose, attivatesi all’inizio e subito inibite, servissero a segnalarne la presenza. In effetti, grazie alle ultime ricerche scientifiche, si è potuto vedere che, la risposta indiscriminata iniziale serve esclusivamente a permettere una reazione rapidissima dell’organismo allo stimolo, utilissima per la sopravvivenza in caso di minaccia. Pertanto, mentre una popolazione ridotta di cellule nervose restano eccitate per trattare l’informazione ai fini “semantici”, la maggioranza dei neuroni trova “utilissimo” inibirsi per essere pronta per un nuovo rumore.

Nel corso della filogenesi le cellule nervose uditive si sono occupate prima di segnalare il rumore e dopo di discriminarne il significato. Lo stesso si verifica nel corso dello sviluppo ontogenetico.

Tutto questo facilita la comprensione di molte anomalie del comportamento in soggetti con disordine dello sviluppo neurologico (ritardo dello sviluppo del linguaggio, ipersensibilità ai rumori, preferire luoghi più silenziosi, ecc.), indipendentemente dal nostro modo di fare i clinici, ovvero di categorizzarli per alcuni sintomi (autismo, quadri di tetraparesi spastica, A.D.H.D.).

Cinquant’anni fa Lurija sosteneva che la psicologia non era ancora una scienza in grado di trattare la personalità umana nei suoi aspetti più vitali, soprattutto, perchè non formava i tecnici a non essere ossessionati dal misurare i sintomi.

Chissà che il blog “autismo fuori dagli schemi” non possa dare un contributo, visto che il futuro non è ancora presente ed è ancor più difficile dire quante decine d’anni tuttora ci separano…….

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