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Lo strano intreccio tra le falene bianche , l’immunologia e l’autismo.

La vera domanda dei nostri tempi è come il cervello permetta alla mente di essere e funzionare.

Allo stesso tempo, la vera questione trattata dal blog “Autismo fuori dagli schemi” è comprendere come un “cervello con disordine del neurosviluppo” permetta una “mente atipica”.

In effetti, sul tavolo di lavoro è stata posta la seguente questione: è l’organismo che risponde ad uno stimolo dell’ambiente oppure è l’ambiente che seleziona qualcosa che è già presente nell’organismo?

Tale questione, da sempre, è stata molto dibattuta tra i filosofi, i quali cercavano di stabilire se le nostre decisioni ed i nostri comportamenti fossero il risultato di un apprendimento o di qualcosa che già era presente nel nostro cervello. Ad esempio, Socrate sosteneva che l’apprendimento consisteva unicamente nel ricordare ciò che era preesistente nel cervello, mentre John Locke considerava il cervello come un pezzo di carta perfettamente bianco sul quale andava ad incidere l’esperienza (tabula rasa).

Negli ultimi decenni le neuroscienze hanno assunto una posizione molto chiara e decisa, quella che fa riferimento ALLA TEORIA DELLA SELEZIONE.

Provo a descrivere come si è giunti a tale conclusione e, quali studi vi hanno contribuito.

I biologi evolutivi, a metà del secolo scorso, avevano discusso a lungo, prendendo  posizione sull’argomento. Essi avevano usato come testimonianza l’esempio di un miliardo di falene bianche contro una parete bianca. Fin quando qualcuno non si prende la briga di riverniciare la parete di grigio, le falene non vengono avvistate dagli uccelli, perchè si mimetizzano. Ma se la suddetta parete viene ridipinta al grigio, allora le falene bianche hanno ben poche probabilità di sopravvivenza e, a distanza di un anno, tutte le falene saranno grigie. I primi biologi evolutivi ne dedussero che le falene avevano “appreso” che fosse meglio essere grigie al fine della sopravvivenza. Ma questo non corrispondeva al vero. Anche se il 90% delle falene veniva mangiato, il resto della popolazione, essendo di color grigio fin dall’inizio, grazie a tale particolarità, poteva moltiplicarsi in modo indisturbato, fino a diventare il colore dominante (selezione).

In verità, LA TEORIA DELLA SELEZIONE ha preso piede nelle neuroscienze grazie al lavoro degli immunologi.

Fino al 1968, in medicina, era convinzione comunemente accettata che, quando un antigene invadeva il corpo umano fosse capace di istruire l’organismo su come creare un anticorpo specifico.

In quell’anno venivano pubblicati i primi lavori scientifici atti a dimostrare che, al contrario di quanto si pensasse, il corpo umano possedeva gli anticorpi possibili fin dalla nascita.

L’immunologia ha dimostrato che, quando un aggressore estraneo attacca il nostro corpo, una cellula preesistente riconosce l’intruso e, a scopo difensivo, comincia a moltiplicarsi ed a produrre anticorpi. Durante la moltiplicazione di tali cellule possono verificarsi delle mutazioni, che a loro volta rendono gli anticorpi sempre più devastanti per il corpo estraneo.

Queste scoperte misero in luce come funziona il sistema immunitario : quello che sembrava essere un processo di istruzione (il corpo che sviluppa una nuova proteina in risposta all’ambiente) si rilevava un processo di SELEZIONE (l’ambiente seleziona una cellula preesistente all’interno dell’organismo, LA PIU’ ADATTIVA).

NON C’E’ ISTRUZIONE NE’ CREAZIONE DI NUOVE MOLECOLE.

Il modello della SELEZIONE è risultato valido anche per il sistema nervoso.

Quello che facciamo, quello che sembra essere appreso, è, in ultima analisi, organizzare miliardi di circuiti e schemi neuronali già, in parte cablati, nel nostro cervello fino a SELEZIONARE quello che risponde meglio alla sfida postaci dall’ambiente esterno (percezione).

ALTRO CHE COMPORTAMENTO PROBLEMA, LE NEUROSCIENZE PARLANO DI SELEZIONE DEL COMPORTAMENTO PIU’ ADATTIVO.

Chi si occupa di neuroscienze deve essere per sempre grato alle ricerche sostenute dagli immunologi nel secolo scorso.

Chi si occupa di autismo, oggi, dovrebbe essere molto interessato verso un altro campo di interesse immunologico: le conseguenze, sul Sistema Nervoso Centrale, delle risposte immunitarie alle infiammazioni croniche nei primi stadi dello sviluppo.

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