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Considerazioni sul “cervello autistico”

  di Elena Teodoridis
“Sentirsi diagnosticare una cardiopatia o una leucemia è un duro colpo per chiunque…ma sentirsi
dire che tuo figlio è autistico ti fa cadere in un baratro, entri in un tunnel senza luce”… dicono i genitori che stanno vivendo questa realtà .
Perché ancora oggi la diagnosi di autismo è tra le più temute?
Sicuramente perché la prognosi è infausta. Dall’autismo non si guarisce.
L’autismo mina le autonomie e la socialità in modo così severo, a volte, che costringe a pensare a un “dopo di noi” anche se il malato ha solo tre anni di vita .
Ma è proprio vero che non si può guarire?
Quali sono le indagini, le valutazioni e gli interventi proposti?
Posso dire di aver conosciuto l’autismo da vicino, tutt’ora lo studio e cerco di comprenderne le molteplici sfumature. Sicuramente è un percorso difficile, colmo di ostacoli, sconfitte e dure salite.
Costringe ad osservare minimi dettagli, incrociare numerose informazioni per capire “il senso” di
un comportamento e la causa di un sintomo.
Perché quando lo chiamo non si gira, anche se non è sordo? Perché è in grado di assemblare in due
minuti un puzzle da 1000 pezzi, ma non mi guarda negli occhi?
Temple Granden, scrittrice del libro Il cervello autistico, ci ha fornito un aiuto prezioso nel
decifrare diversi aspetti legati a queste problematiche, descrivendo la sua situazione personale di
soggetto autistico.
Lei che ha messo a disposizione alla scienza il suo cervello, per poterne approfondire le peculiarità
attraverso l’uso dei più sofisticati mezzi di neuroimaging, sottolinea che ”il cervello delle persone
autistiche non si è sviluppato nel modo giusto”
.
Le problematiche non sono date infatti da una mancanza di sviluppo, ma da uno sviluppo atipico,
che NON permette l’uso integrato delle varie aree cerebrali per una risposta adattiva valida e
appropriata.
La dott.ssa Granden scrive: “
E’ attraverso i cinque sensi che ognuno di noi comprende ogni cosa esterna a sè.
Vista, udito, odorato, gusto e tatto sono i cinque modi – gli unici cinque modi – in cui l’universo può comunicare con noi…I nostri sensi definiscono la realtà per ognuno di noi.
Se i vostri sensi funzionano normalmente è presumibile che la vostra realtà sensoriale sia
sostanzialmente simile alla realtà sensoriale di chiunque altro i cui sensi funzionino normalmente.
…Ma se i vostri sensi funzionano in modo diverso …allora vivrete letteralmente una realtà
sensoriale alternativa”
.
Questa realtà sensoriale alternativa, causata da un disordine neurologico, procura dolore e
confusione nei soggetti autistici, che cercano di sopravvivere producendo comportamenti adattivi,
spesso ripetitivi e privi di una apparente ragione per cercare di normalizzare le loro vie sensoriali
lese.
Purtroppo ancora oggi i bambini autistici vengono considerati psicotici; molti specialisti si limitano
a descrivere i sintomi in interminabili relazioni ed a diagnosticare un disturbo pervasivo
somministrando test e interpretando psicologicamente i comportamenti.
La presa in carico delle famiglie viene effettuata con l’orientamento mentale di rassegnazione, che
l’autismo non va curato, ma principalmente accettato, senza fornire un percorso riabilitativo
personalizzato e senza formare la famiglia affinchè divenga protagonista del progetto terapeutico.
Eppure nel DSM 5 tra i criteri diagnostici compaiono “
iper o ipo sensibilità a input sensoriali o interessi atipici per aspetti sensoriali dell’ambiente, come apparente indifferenza al dolore o al freddo, risposte evitanti a specifici suoni o aspetti tattili, eccessiva attività nell’odorare o nel toccare oggetti, fascinazione per luci o per oggetti che ruotano”.
Concretamente sono stati riconosciuti, ma non vengono né indagati né trattati. Temple Granden nel
suo libro sottolinea che le dispercezioni sensoriali devono essere considerate ed approfondite ed
etichetta gli specialisti che le ignorano come “negatori della biologia”
.
Di fatto “una diagnosi basata non solo sui comportamenti ma anche sulla biologia farebbe una
grande differenza….nell’impostare terapie mirate”.
Ma come approfondire il concetto di disturbo sensoriale senza nominare il dott. Dr. Carl H.
Delacato?
Già dagli anni 50 osservando e studiando da vicino questi bambini, da lui definiti “gli stranieri dell’ultima frontiera”
, ebbe l’intuizione e si rese conto che gli atteggiamenti dei bambini autistici
erano identici a quelli dei bambini ciechi, sordi, o che, comunque, avevano subito una lesione
cerebrale. Giunse quindi alla conclusione che si poteva tentare un approccio diverso nella cura di
questi bambini considerandoli non più psicotici ma cerebrolesi con problemi sensoriali.
Affinché il cervello raggiunga un adeguato livello di organizzazione neurologica, è necessario che
disponga di percezioni coerenti ed attendibili da elaborare per fornire una prestazione adeguata.
Se, a causa di una lesione, una o più vie sensoriali non funzionano adeguatamente, il cervello
riceve “input” errati e fornisce, di conseguenza, prestazioni inadeguate.
La normalizzazione delle vie sensoriali, correggendo le “dispercezioni”, favorisce la
riorganizzazione cerebrale permettendo al cervello di produrre nuovamente prestazioni coerenti.
Tale riorganizzazione è possibile in virtù della plasticità neuronale, cioè la capacità delle cellule di
cambiare “forma”, di stabilire nuovi “collegamenti” e quindi ricreare funzioni correttamente
organizzate.
C’è accordo generale sulla teoria che la “funzione sviluppa l’organo” e viceversa la mancanza di
essa ne provoca l’atrofia. Secondo questa teoria, anche al cervello accade la stessa cosa, infatti è
esperienza dipendente.
Una chiave del successo del cervello umano sta nella sua duttilità, cioè la capacià di modificare e
perfezionare la sua attività mentale per adattarsi all’ambiente dal punto di vista sia anatomico che
funzionale, soprattutto in fase di sviluppo.
Questa strada può e deve essere percorsa partendo da una accurata diagnosi pato-genetica mirata a
stabilire la relazione tra causa e sintomo e a stabilire quando e come si è alterato lo sviluppo.
Dott.ssa Elena Teodoridis
psicomotricista
rieducatrice uditiva a.i t.metodo Berard
Pavia

3 commenti a Considerazioni sul “cervello autistico”

  • Viviana

    Molto interessante ed esauriente.

    Rispondi
  • Tiziana

    Sono la mamma di Leonardo al quale è stato fatta una diagnosi di disturbo dello spettro autistico,all’età di 3anni e mezzo, abbiamo seguito la classica via….neuropsichiatra infantile 3 sedute a settimana e tutto finiva lì, ma da mamma sapevo che ci doveva essere un’altra strada e grazie a Dio il destino a voluto che incontrassimo la Dottoressa Teodoridis, e da lì abbiamo capito che si doveva cambiare rotta.
    Lavorare e stimolare Leonardo a casa, alimentazione e poi la rieducazione uditiva è stata ed è una manna dal cielo.
    Come ben dice la Dottoressa non è una discesa, ma con impegno, lavoro e Tanto Amore i risultati arrivano.
    Grazie Dottoressa Teodoridis.

    Rispondi
  • Viviana

    Articolo molto interessante che infonde speranza… Complimenti

    Rispondi

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