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30 anni da neurologo

Sono neurologo da 30 anni (ho conseguito la specializzazione in neurologia il 26 luglio 1989).

Ho avuto la grande fortuna di interessarmi delle malattie del S.N. umano in un’ epoca in cui migliaia di specialisti, in molti angoli del nostro pianeta, hanno sezionato, colorato, mappato, spiato, il cervello umano.

Grazie ai pazienti neurologici, ovvero ai portatori di lesioni cerebrali, mai come in questi ultimi trent’anni erano stati raccolti, con ogni scrupolo, un colossale volume di dati sull’anatomia e sulla fisiologia del S.N.C.

Eppure, i tecnici (neuropsichiatri infantili, fisiatri, psicologi, educatori, riabilitatori) preposti per la “cura” dei bambini con disordine dello sviluppo neurologico, sovente, scelgono di non tenerne conto oppure non ne sanno quasi nulla.

Negli anni settanta del secolo scorso, il dottor Carl H. Delacato individuò nel concetto di “Organizzazione Neurologica” il fulcro per poter comprendere il quadro clinico dei “disordini del neurosviluppo”.

Per Organizzazione Neurologica si intende: stabilire come i nostri cento miliardi di cellule nervose si connettono tra di loro per consentire a noi esseri umani di mettere a segno le nostre prodezze cognitive.

Da qualche decennio sappiamo che le connessioni tra cellule nervose sono indispensabili al funzionamento di un “cervello normale”.

Le neuroscienze moderne hanno dimostrato che, per coordinare le attività e, quindi, generare il “comportamento” è necessario che le cellule nervose localizzate in un punto siano collegate ad altre cellule nervose situate altrove nel cervello.

L’evoluzione, da parte sua, sembra aver provveduto a favorire il buon fine di questi collegamenti e, dunque, dell’apprendimento del comportamento più adattivo, per mezzo di una notevole sovraproduzione di cellule nervose nella fase di sviluppo.

Si è visto che, il collegamento tra la struttura A (qualsiasi nucleo neuronale) e la struttura B (altro nucleo neuronale) risulta largamente ridondante: il numero di contatti, alla nascita, è di gran lunga superiore a quello strettamente necessario.

Madre Natura, attraverso un processo denominato “potatura”, ha trovato un modo per eliminare le cellule nervose in eccesso.

Infatti, di fronte ad opportuni segnali ambientali le cellule nervose superflue muoiono progressivamente, finchè al termine del NEUROSVILUPPO il numero di connessioni esistenti tra i due nuclei nervosi si è ridotto ad un totale accettabile.

La novità più affascinante (novità per i cognitivisti, non di certo per i biologi evolutivi) che emerge dagli studi recenti è che, gli “opportuni segnali ambientali” sono rappresentati da ciò che il cucciolo d’uomo fa (atto motorio) e non da ciò che pensa.

In tale ottica, il controllo motorio rappresenta l’alfa e l’omega della vita (Wolpert).

A pensarci bene, a permetterci di sopravvivere sono le cose che si fanno, non l’esercizio del pensiero astratto.

Sono i processi motori a consentirci di procacciare il cibo, masticarlo e digerirlo. Senza cibo il cervello non funziona, tantomeno può dedicarsi alla letteratura o all’arte o alla musica, che d’altronde resterebbero intrappolate nella mente se la capacità di movimento non provvedesse ad estrinsecarle per mezzo del linguaggio, della scrittura, della mimica, mettendole in contatto con il mondo esterno.

Possiamo liberamente affermare che, se il nostro cervello si è evoluto come sistema di controllo del corpo significa che il pensiero, la capacità di pianificare, la memoria, sono soltanto strumenti aggiuntivi nel quadro di un’organizzazione sviluppatasi per potenziare il controllo motorio, in un ambiente incerto e soggetto a continui cambiamenti. E lo stesso vale anche per la cognizione.

Grazie agli studi sul cervello fatti in questi ultimi trent’anni, le neuroscienze attuali possono dimostrare che la motricità regola il processo di Organizzazione Neurologica.

Questa conquista di conoscenza non può non interessare a chi si occupa di AUTISMO.

Infatti, le neuroscienze attuali hanno anche dimostrato che, l’insorgere dell’AUTISMO è legato ad una dinamica di sfoltimento erronea intervenuta nella fase dello sviluppo (organizzazione neurologica).

Le intuizioni di Carl H. Delacato erano corrette: l’autismo è secondario ad una disorganizzazione neurologica.

Bisogna dare a quel bambino, velocemente, un modo di “fare” più convenzionale ed altrettanto adattivo.

Bisogna, attraverso il fare, riorganizzare quel cervello.

 

BUONA ESTATE A TUTTI.

4 commenti a 30 anni da neurologo

  • Paola Trivulzio

    Facciamo!

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  • Monica Maxia

    Non ci dobbiamo arrendere mai! Grazie Dott
    Parisi per il suo lavoro e la speranza che ci trasmette le auguro di continuare il suo lavoro per molti, molti anni!

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  • Andrea

    Un grande.

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  • Roberta

    Sono pienamente d’accordo con quanto sopra esposto!Grazie dott.Parisi noi siamo pronti a casa rimboccarci le maniche !

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