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La diagnosi differenziale tra il Sè dissociato ed il Sè disorganizzato

Le basi neurobiologiche del ragionamento e della decisione: diagnosi differenziale tra il SE’ dissociato o frantumato ed il SE’ disorganizzato, secondo un approccio neurobiologico-evolutivo.

Tra i fumatori occasionali (meno di una sigaretta al giorno) solo il 15% pensa che da lì a 5 anni diventerà un fumatore accanito. Mentre lo diventerà il 43% di loro.

Tra i fumatori accaniti solo il 32% pensa che nei prossimi 5 anni lo sarà ancora. Mentre il 70% continua a fumare.

Appare evidente a tutti che, non c’è bisogno di essere un uomo di scienza per intuire che la consapevolezza non ha alcun primato all’interno della vita della nostra mente; così come, la nostra mente non può essere riconducibile alla consapevolezza (limite del cognitivismo).

Ma è pur vero che, nel 2019 le osservazioni non possono essere spiegazioni. Per questo motivo è necessario tentare di individuare le correlazioni tra le strutture neurologiche e le nostre decisioni o i nostri comportamenti, ovvero tra i neurostati ed i psicostati, per non cadere in falsi dualismi, sia di sostanza (psicanalisi) che di proprietà (cognitivismo).

Le neuroscienze, partendo da una storia clinica del 1848 e rivista ai nostri giorni, negli ultimi anni hanno acquisito una notevole mole di informazioni scientifiche sui processi decisionali.

La storia è quella del minatore americano Phineas Gage che, in seguito ad accidentale  e violenta esplosione, vide danneggiato il suo lobo frontale sinistro (specie la parte ventro-mediale).

A distanza di qualche mese dall’accaduto Phineas Gage mostrò un irreversibile cambiamento del suo carattere, al punto da sembrare animato da un nuovo “spirito”.

Infatti, consequenzialmente all’incidente si evidenziò una “dissociazione” tra le sue facoltà intellettive (linguaggio, memorie) e le sue disposizioni (Sè dissociato).

Nel tempo, i casi neurologici avevano dimostrato che il cervello era l’organo preposto all’apprendimento del linguaggio, delle abilità motorie e delle categorizzazioni (percezioni) e ricategorizzazioni (memorie).

La rilettura in chiave moderna della storia di Gage indicava che nel cervello umano vi sono anche insiemi di circuiti e reti neuronali deputati al ragionamento ed in particolare alle dimensioni personali e sociali del ragionamento.

Oggi possiamo affermare senza ombra di dubbio che, un danno neurologico può comportare la fine dell’osservanza di regole etiche e di convenzioni sociali acquisite in precedenza (apprendimento o organizzazione neurologica), anche quando nè il linguaggio, nè l’intelletto, sembrano compromessi.

Dunque, nel cervello devono necessariamente esserci circuiti e reti neuronali che hanno a che fare con proprietà specificamente umane, quali la capacità di anticipare il futuro e di pianificare in accordo con tale anticipazione.

Ovviamente, come nel nostro cervello non vi è alcun modulo per la visione o per il linguaggio, nemmeno possiamo pensare di trovare un centro specifico per la ragione o per il comportamento sociale.

Quello che le neuroscienze hanno dimostrato esserci, nel cervello umano, sono i circuiti neuronali ampiamente iperconnessi.

In effetti, le moderne neuroscienze hanno dimostrato che, qualsiasi cosa i neuroni facciano nel nostro cervello dipende dal gruppo di neuroni che li circondano e di cui fanno parte.

Allo stesso tempo, qualsiasi cosa i circuiti neuronali facciano ,dipende dal modo in cui i gruppi si influenzano tra di loro, in un’architettura di gruppi interconnessi.

Ad esempio, i lobi frontali perderebbero tutte le loro funzioni se dovessero essere ricollegati con differenti circuiti neuronali.

In sintesi: il cervello è un supercircuito di circuiti che si organizzano (organizzazione neurologica) nel corso del neurosviluppo.

Quello che deve essere chiaro è che, ognuno di questi circuiti è composto da un’elaborata interconnessione di regioni corticali e nuclei subcorticali, piccoli ma macroscopici, fatti da microscopici circuiti locali, a loro volta fatti di neuroni interconnessi da sinapsi.

Di sicuro il cervello non è un’unica massa di neuroni che fanno tutti la stessa cosa nè, tantomeno, un ammasso di moduli superspecializzati nelle varie funzioni.

Il cervello è un vero rompicapo.

Infatti è un organo dove troviamo un incredibile paradosso: la massima specializzazione cellulare con la massima integrazione tra cellule nervose.

A testimonianza di queste semplici nozioni di neurofisiologia basta pensare che, ragionamento/attività decisionali menomate ed emozione/sentimento menomati possono comparire, non solo nei casi di danno alla regionone prefronatale ventro-mediale, ma anche come effetto di lesioni di strutture limbiche (amigdala), come anche delle cortecce deputate ad elaborare i segnali provenienti dal corpo (area somatosensitiva primaria, secondaria ed insula), oltre che come effetto di lesioni della corteccia anteriore del cingolo, dell’area motoria supplementare (SMA) e della terza area motoria.

In termini attuali possiamo affermare che, quando i correlati neurali dell’immagine del Sè sono alterati (tutta quella circuiteria neuronale predisposta sia a regolare l’omeostasi che la propriocezione e l’azione) diventa difficile per quel corpo avere consapevolezza che i pensieri e le azioni generate da quel Sè non sono più “normali”.

Facendo una riflessione su anatomia e funzione, in merito alla menomazione ragionamento/decisione ed emozione/sentimento, Antonio Damasio afferma che: ragione ed emozione si incrociano nelle cortecce prefrontali ventro mediali e nell’amigdala.

Appare ovvio che si incrociano o si integrano o si sincronizzano circuiti neuronali differenti.

Ognuno di questi circuiti “apprende”, nel corso dei primi anni del neurosviluppo, ad analizzare precise informazioni (sia provenienti dal corpo che dall’ambiente).

Successivamente, grazie al fatto che quel cervello viene costantemente informato su ciò che avviene in tutto il corpo (nel cervello ed in ogni altro organo), su ciò che avviene nell’ambiente che circonda l’organismo e su ciò che si è verificato in passato in situazioni simili (anche semplicemente immaginate), è possibile (grazie all’integrazione di queste specifiche informazioni) “sviluppare” coerenza tra ragionamento/decisione, emozione/sentimento.

Un approccio neurobiologico evolutivo alla questione ragionamento/decisione, emozione/sentimento ci conduce  a due interessanti conclusioni.

1)corpo e cervello interagiscono in modo intenso, così come, l’organismo che essi formano interagisce con ciò che lo circonda.

2)la comunicazione tra settori d’ingresso (sensoriali) e settori d’uscita (motori) nell’uomo è mediata da una complessa architettura di centri neuronali interconnessi che si organizzano nel corso del neurosviluppo, al punto che possiamo didatticamente sostenere che l’ontogenesi ricapitola la filogenesi.

E’ proprio grazie a questo principio organizzativo che possiamo trovarci di fronte a due condizioni cliniche del tutto differenti (diagnosi differenziale), richiedenti percorsi terapeutici del tutto differenti tra loro:

  1. a) la condizione in cui, a neurosviluppo ultimato (soggetto adulto), una noxa patogena (trauma cranico, processo espansivo, infarto cerebrovascolare,ecc.) “dissocia” la parte evolutivamente più giovane del cervello di un paziente, dal resto di quel Sistema Nervoso (Sè dissociato)
  2. b) la condizione in cui, nel corso del neurosviluppo (dalla nascita all’adolescenza), una noxa patogena (qualsiasi evento in epoca pre, peri o post natale, abbia generato un’anomalia del collegamento con disfunzione dei circuiti neuronali ) “disorganizza” l’integrazione tra le varie parti del S.N.C. (Sè disorganizzato).

Entrambi i casi possono manifestare menomazioni del ragionamento/decisione e dell’emozione/sentimento, ma necessiteranno di “cure” totalmente differenti.

Al clinico, per evitare imperdonabili errori, non resta che chiedere quando (a quale età) è iniziata la storia clinica di quel paziente per fare una diagnosi differenziale tra Sè dissociato e Sè disorganizzato.

Non fare questa diagnosi potrebbe essere drammatico: potremmo prescrivere a qualcuno (neurolettici, stabilizzatori del tono dell’umore, benzodiazepine, trattamento cognitivo/comportamentale) le terapie dell’altro (neuroabilitazione).

Purtroppo, ancora oggi, la distinzione tra malattie del cervello e della mente, tra disturbi neurologici e psicologici o psichiatrici è una malaugurata eredità culturale che invade sia gli ambienti sanitari che quelli di informazione.

Essa è figlia di una radicale ignoranza della relazione mente/cervello, a cui si può ovviare solo attraverso lo studio dell’anatomia e fisiologia del cervello.

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