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Istruzione, neurosviluppo e neuroscienze.

Le neuroscienze, negli ultimi decenni, ci hanno fatto conoscere che i cuccioli d’uomo vengono al mondo muniti di un cervello ove il numero delle cellule nervose è già quello che conterrà per tutta la vita.

Anche la sede ove si posizioneranno i neuroni è stata già raggiunta alla nascita. Così come, seguendo tracce chimiche predeterminate che identificano proto-mappe nel cervello in via di sviluppo, molte connessioni tra neuroni sono già stabilizzate.

Questo significa che veniamo al mondo non con una tabula rasa, bensì con un organo già in parte auto-organizzato, grazie a decine di milioni di anni di evoluzione.

E’ proprio grazie a questa auto-organizzazione cerebrale che veniamo al mondo con una forte attrazione per i volti, per le lingue, per le novità in genere.

E’ grazie all’aver conosciuto questa proprietà auto-organizzante del cervello umano che oggi possiamo affermare che, nonostante la sua immaturità, il cucciolo d’uomo possiede già una abbondante conoscenza, ereditata dalla filogenesi, anche se non traspare dal suo comportamento.

Allo stesso tempo il cucciolo d’uomo, velocemente, unico nel suo genere, mostra un grosso interesse nel prendere una penna o una calcolatrice, oppure uno strumento musicale, ed iniziare a scrivere o a calcolare, oppure a suonare.

Appare evidente che, è fuori dai tempi continuare a dividere l’innato (genetico) dall’appreso (inserire nuove conoscenze all’interno di una rete neuronale esistente).

Infatti, il cervello del cucciolo d’uomo si mostra sia strutturato (evoluzione) che plastico (apprendimento).

Oggi le neuroscienze affermano che, i geni producono un’esuberante sovrapproduzione di sinapsi, forse più del doppio del necessario, l’interazione con il mondo esterno (attività sensori-motoria) selezionerà nei dettagli i circuiti neuronali.

Le prime aree a stabilizzarsi (primi due-tre anni di vita), grazie alle esperienze o nuove conoscenze o apprendimento, saranno proprio le aree sensoriali (vista, udito, tatto, olfatto, gusto).

Quando c’e apprendimento, è la forma stessa della cellula nervosa che cambia.

Dunque, quando il processo di apprendimento si protrae, è l’anatomia stessa del cervello che subirà modifiche.

Oggi, più che in ogni altro tempo, grazie alla Rmfunzionale, possiamo seguire lo sviluppo della lettura nel bambino. Quando il bambino, ancora all’asilo, non ha imparato a leggere, la sua corteccia cerebrale risponde ad oggetti, volti, case, ma non alle lettere. Dopo due mesi di scuola si vedrà comparire una risposta specifica alle parole scritte in un’area di integrazione sensoriale (corteccia occipito-temporale sinistra). Quando il bambino diventerà sempre più bravo nella lettura, le aree di integrazione sensoriali subiranno profondissime trasformazioni (la corteccia occipito-temporale destra sarà stimolata dalla vista dei volti, la sinistra dalla vista delle lettere, per cui la lettura compete con il riconoscimento facciale).

Ovviamente, anche le circuiterie motorie subiranno notevoli trasformazioni a mano a mano che quel bambino diventerà un buon lettore (l’atto motorio sarà trattato dai gangli basali e non dalla corteccia motoria primaria).

Non vi sono più dubbi, quando un bambino all’età di sei anni inizia a frequentare la prima elementare, e quando quello stesso bambino cinque anni dopo concluderà il ciclo mostrandosi un buon lettore, un matematico in erba, un promettente atleta, il cambiamento del suo corpo (crescita staturale, massa muscolare, peluria, ecc.) non può che rabbrividire rispetto ai cambiamenti visibili nello spessore della corteccia o nella forza delle connessioni che collegano i circuiti neuronali.

Tutta la circuiteria cerebrale “migliorerà” con l’uso, ovvero con l’istruzione.

Infatti, quando impariamo, l’attività nervosa, specie a livello sinaptico, forza le cellule nervose a generare nuone connessioni, sia sul versante pre-sinaptico (assone) che su quello post-sinaptico (dendritico).

Durante i primi sei, otto anni di vita, in ogni regione corticale si registrano incessanti ondate di sovrapproduzione e scomparsa di sinapsi inutili o, al contrario, moltiplicazione di sinapsi e rami dendritici e assonali che hanno dato prova della loro utilità.

Osservare un bambino durante la prima infanzia significa osservare un bambino in cui, ogni secondo che passa, si generano e si eliminano milioni di sinapsi.

Inoltre, siamo a conoscenza che, più un neurone è attivo, più il suo assone si mielinizzerà, consentedogli di trasmettere informazioni ad una velocità superiore, oltre che di sincronizzarsi con altri circuiti.

Pertanto, tutto il microcircolo cerebrale adiacente si modifica, garantendo un incremento di ossigeno, glucosio e altre sostanze nutritive.

Possiamo affermare che, con l’apprendimento aumentano le capacità di astrarre informazioni da parte del bambino perchè si sono verificati enormi cambiamenti non solo a livello di cellule nervose, dendriti ed assoni, ma anche a livello delle cellule gliali circostanti.

E’ grazie a queste nuove informazioni, sulle basi biologiche dell’umanità, che possiamo scientificamente comprendere l’importanza dell’istruzione.

Le neuroscienze ci hanno definitivamente chiarito che veniamo al mondo con il concetto di quantità grazie all’attività auto-organizzante dei nostri cervelli, allo stesso tempo, senza istruzione non ci verrebbe nemmeno in mente di distinguere un numero pari da un numero dispari.

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