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Quale futuro per la neuropsichiatria infantile?

Nel 1943 Leo Kanner, per la prima volta nella storia della medicina, faceva diagnosi di “Autismo Infantile “.

La genesi dell’autismo fu individuata in un’anaffettività materna ( madri frigoriferi ).

Le teorie psico-dinamiche pur del tutto infondate, condizionarono l’approccio all’autismo per più di 40 anni. La relazione, l’affettività, l’ emotività, furono considerate proprietà e non processi biologici.

A metà degli anni 80 del secolo scorso gli studi di Kandel ( il comportamento umano può essere compreso solo in termini neurobiologici), di Changeux ( l’Uomo neuronale), oltre che di una folta schiera di ricercatori, spostarono le attenzioni della comunità scientifica dalla psiche al cervello umano.

Una parte della psichiatria, e tutta la N.P.I. , manifestò una forte resistenza: cosa genera la soggettività ?

Non è il pensiero che ci rende consapevoli ( cogito ergo sum )?

Nel 2000 abbiamo assistito alla più grande rivoluzione all’interno delle scienze cognitive.

Antonio Damasio, nel suo testo “L’errore di Cartesio “, spiega, scientificamente, alla comunità che non esiste nessuna forma di pensiero senza un corpo.

E’ dall’interazione cervello/corpo che genera il Sè.

E’ dall’ interazione copro/cervello/ambiente che questo Sè si organizzerà.

La N.P.I. ne sta prendendo atto?

 

CONVEGNO marzo 2020

 

 

 

mas

 

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