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IO, NOI, ontogenesi della relazione umana (tipica ed atipica) Giorno 16

Dopo lo sguardo ed il sorriso viene il solletico.

 

Affermare che il bambino con disturbo dello spettro autistico abbia una modalità atipica di relazionarsi perchè un’anomala interazione corpo/cervello ha modificato il suo neurosviluppo, non significa disconoscere il ruolo svolto dall’apprendimento pedagogico e culturale (nel senso più ampio del termine) nel processo di acquisizione di importanti abilità e di indispensabili conoscenze per modulare le nostre relazioni sociali.

Ma, come ho ampiamente documentato, per prima cosa dobbiamo comprendere che una tipica interazione corpo/cervello è propedeutica per l’apprendimento pedagogico e sociale, e non viceversa (almeno per l’autismo).

Allo stesso tempo, affermare che i bambini con un disordine biologico sfociante nell’autismo non imitano gli altri, nel modo tipico della specie umana, perchè non riconoscono fino in fondo le intenzioni degli altri, non ci fa percorrere molta strada, soprattutto nel tentativo di proporre terapie più efficaci a questi bambini.

Infatti, questa affermazione sposterebbe soltanto la questione: perchè quel bambino ha difficoltà nell’interpretare l’altrui intenzione o credenza o prospettiva?

Ho già sostenuto con forza che solo una migliore comprensione biologica della problematica potrebbe permetterci di prescrivere terapie più efficaci.

E, allora, mi viene da fare una domanda che potrebbe scuotere fortemente le nostre credenze.

Ma noi tecnici/ricercatori PERCHE’ stiamo cercando di saperne di più a proposito di “autismo”?

Penso che, l’unico perchè, dovrebbe essere quello di conoscere di più le cause, la patogenesi o la cura.

Ma, quest’ultima dipende dalle prime due e, la prima, è faccenda di pochi laboratori scientifici distribuiti sul pianeta.

Eppure, siamo in tanti (fortunatamente) ad occuparci di autismo e, la patogenesi  l’abbiamo innanzi ai nostri occhi ma non sappiamo guardare (ecco il “perchè” la mia domanda era fuori dagli schemi).

Sappiamo tutti che la teoria della mente (moduli innati) è naufragata. Pertanto, affermare che le difficoltà relazionali del bambino con autismo siano conseguenziali all’incapacità del bambino di leggere le intenzioni dell’altro ci lascia al punto di partenza. Sarebbe come dire che ho la febbre perchè la mia temperatura è di 38 gradi e dobbiamo stabilire se curare la febbre o i 38 gradi.

Voglio fare chiarezza anche su un altro aspetto, per fugare altri dubbi.

Nessuno potrebbe mai affermare che l’anomalo sviluppo delle competenze verbali non condizioni lo sviluppo delle abilità relazionali, sociali e cognitive, del bambino con autismo.

Ma questo non significa che la problematica primaria sia rappresentata dall’assenza di linguaggio.

Ancora una volta, se dovessimo pensarlo, potremmo correre un grosso rischio: proporre terapie non coerenti con la genesi della patologia, compreso per il deficit della comunicazione verbale.

Un esempio può chiarire meglio il concetto: se io dovessi farvi il solletico sotto al mento (è il posto più vulnerabile per il mio corpo) o in un altro posto del vostro corpo, voi potreste imitarmi facendo la stessa cosa, cioè, potreste fare il solletico sotto il vostro mento oppure potreste fare il solletico sotto il mio mento (imitazione con inversione di ruolo o mutamento di prospettiva).

La psicologia dello sviluppo, attraverso i suoi studi, ha rilevato che i cuccioli d’uomo prima dei diciotto mesi non hanno l’abilità del mutamento di prospettiva (significa non hanno ancora sviluppato i neurostati per questa funzione). Allo stesso tempo, la psicologia dello sviluppo sostiene che: l’imitazione con inversione dei ruoli è necessaria per apprendere il linguaggio. Pertanto, prima dei diciotto mesi di vita i neurostati non sono organizzati per garantire il linguaggio (psicostato).

Questo significa che: se dovessi toccare, senza che lui si faciliti con la vista, una parte del corpo di un cucciolo d’uomo di 18 mesi (ovviamente anche più giovane), questi non riuscirebbe a toccarsi, nè a toccarmi, la stessa parte del corpo. Se dovessi farlo successivamente (sempre senza informazione visiva), l’infante comincerebbe ad avere successo, sia sul suo corpo che sul mio. Nel frattempo comincerà a sviluppare anche il linguaggio poichè molti circuiti neuronali abilitanti per il riconoscimento del corpo verranno utilizzati per le convenzioni verbali (verbi e azioni, sopra, sotto, avanti, dietro, ieri, domani, ecc.).

Qualcuno potrebbe spiegarmi perchè questa importante conoscenza è sconosciuta quando si “parla” di autismo?

Questo significa “autismo fuori dagli schemi”, sapere il PERCHE’ sono alla ricerca di quella informazione.

La biologia evolutiva e la psicologia dello sviluppo, da prospettive diverse, ci indicano che dobbiamo indagare sul “come” il nostro cervello tratta tutte quelle informazioni provenienti dal nostro corpo, sia quelle enterocettive (visceri), sia quelle propriocettive (apparato muscolo-scheletrico), nocicettive, termiche, protopatiche ed epicritiche.

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