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Perchè i bambini con autismo non sviluppano il linguaggio.

Parte II

Tutti sono a conoscenza che un disturbo dello spettro autistico è caratterizzato da un ritardo dello sviluppo del linguaggio, della relazione, oltre che dalla presenza di alcuni comportamenti “atipici” (stereotipie).

Per anni i tecnici hanno discusso, e litigato, su quale fosse l’aspetto clinico primario, cioè se il ritardo del linguaggio fosse responsabile della chiusura relazionale oppure viceversa (il disinteresse per l’altro fosse responsabile del ritardo di acquisizione del linguaggio).

Da tempo sostengo che ogni tecnico deve prendere le distanze da questa doppia provocazione.

 Lo può fare con semplicità qualora dovesse comprendere che il quadro clinico che ha di fronte (difficoltà comunicative e relazionali) è la conseguenza di un disordine della fase sensori-motoria (primi mille giorni di vita cerebrale) del neurosviluppo di quel cucciolo d’uomo.

Già cinquant’anni fa (Delacato 1973), l’autismo era stato descritto come un disordine del processo di Organizzazione Neurologica (Neurosviluppo) secondario ad un difetto del processo di selezione degli stimoli sensoriali, provocato da noxe patogene difficilmente diagnosticabili.

Solo perchè i professionisti del settore si sono mostrati ciechi e sordi per gran parte di questo tempo, spostiamo la data della definizione di autismo, come sopra, al 2013 (DSM5).

Secondo l’ipotesi dell’anomala selezione sensoriale, e del consequenziale disordine del neurosviluppo, il quadro clinico viene definito dai circuiti sensori-motori coinvolti (colore, forma, movimento, tonalità, ritmo, propriocezione, dolorifico, epicritico, termico, ecc.) nell’anomala selezione, nel coinvolgimento in iper o in ipo della sensorialità, dall’entità del disordine del neurosviluppo consequenziale.

Possiamo anche dire che, il cervello del cucciolo d’uomo con autismo, per una condizione morbosa, non garantisce una “tipica” funzione di selezione delle informazioni sensoriali (iper o ipo) e questo, a sua volta, provoca un disordine del neurosviluppo.

La stessa cosa che accade in un bambino ove la cerebropatia precoce ha provocato un’anomala selezione del tono muscolare che, a sua volta, provoca un disordine del neurosviluppo. Le difficoltà nella deambulazione (tetraparesi spastica) rappresentano la conseguenza dell’ipertono.

A testimonianza della validità dell’ipotesi dell’anomala selezione sensoriale c’è anche un altro aspetto, non secondario. La maggioranza dei bambini con disturbo dello spettro autistico, tra il dodicesimo ed il diciottesimo mese di vita cominciano a manifestare alcuni sintomi: mancata condivisione dello sguardo, chiamati non si girano, difficoltà nell’indicare e nel manipolare, nel mimare, differente mimica facciale.

In altri termini, precocemente alcuni cuccioli d’uomo manifestano una diversità nell’uso del proprio corpo, evidente segno di un disordine del neurosviluppo.

Appare logico che senza il disordine del neurosviluppo quel cucciolo d’uomo, intorno ai 4 anni di età, non avrebbe manifestato un ritardo nell’apprendimento della prospettiva (la famosa credenza della scuola neuropsicologica londinese che generò, nei tecnici del settore, la “falsa credenza della Teoria della mente”).

Negli ultimi anni, la Psicologia dello Sviluppo ha chiarito che siamo arrivati a cogliere la distinzione tra il soggettivo e l’oggettivo in quanto i nostri cervelli si sono sviluppati (neurosviluppo) al punto tale da garantirci una triangolazione: vediamo entrambi quell’oggetto, ma Tu lo vedi dalla tua prospettiva ed Io dalla mia (grazie a questa abilità diamo informazioni stradali a distanza).

Possiamo senz’altro dire che, ci siamo evoluti come organismi capaci di condividere e di restare individui allo stesso tempo.

Ora, vorrei provare a farvi comprendere cosa deve succedere, nel cervello umano, per sviluppare quelle abilità tipicamente umane , non presenti alla nascita.

Voglio mostrarmi presuntuoso al punto tale da affermare che viviamo in un tempo ove possiamo, addirittura, definire le aree cerebrali responsabili delle prime fasi dello sviluppo delle nostre abilità (linguaggio, relazione).

Non è follia, è osservazione clinica e conoscenze di anatomia e fisiologia del S.N.C.

Ad esempio, cosa potrebbe interessarci, come segno di “neurosviluppo tipico”, dall’osservazione di un cucciolo d’uomo, pochi giorni prima del suo primo compleanno?

Se qualcuno dovesse rispondere: il gattonare (carponi), nessuno potrebbe considerare errata la risposta.

Quali parti del corpo modifica rapidamente il passaggio dallo striscio al carponi?

Di sicuro il polso, in parte la spalla, il tono del tronco e del collo, soprattutto il “guardare”.

Sapete quali sono le prime abilità che, per la Psicologia dello sviluppo, rappresentano un primo indizio di attenzione congiunta (necessaria per lo sviluppo successivo della prospettiva e, dunque, del linguaggio)?

La capacità di “gestire l’oculomotricità”, per seguire lo sguardo altrui, di gestire i movimenti della mano, per indicare, di mimica facciale, per imitare.

Sapete quali sono i primi segni che allarmano un genitore di un bambino che non svilupperà la comunicazione verbale e la relazione “tipica”?

Lo sguardo sfuggente o non condivisione dello sguardo, la difficoltà nell’indicare, la mimica facciale povera.

Non possiamo restare incerti. Prima di apprendere il linguaggio e/o la relazione tipicamente umana abbiamo dovuto apprendere a “fare gesti”.

C’è un altro aspetto molto interessante, il gesto comunicativo, così come il linguaggio, richiede un appropriato “uso del proprio corpo”.

Questo significa che, prima di “occuparci di quando quel bambino parlerà”, dobbiamo diventare bravi nel favorire lo sviluppo della condivisione dello sguardo, della capacità dell’indicare, del tono dei muscoli facciali, specie della lingua e delle labbra, del tono delle mani…..

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