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IL RUOLO DELLA SOSTANZA BIANCA SUPERFICIALE

                                               

Nel 1906, con la scoperta che il S.N.C. come tutte le altre parti del nostro corpo fosse composto di cellule (cellula nervosa o neurone), inizia lo studio del tessuto nervoso.

 Nel corso di tutti questi anni abbiamo appreso che il tessuto nervoso, in effetti, è composto da due differenti tipi (per origine e funzione) di cellule: quelle della sostanza grigia, i neuroni per l’appunto, e quelle della sostanza bianca o cellule gliali.

 Abbiamo conosciuto molte proprietà biologiche delle cellule nervose ( per esempio, generano e conducono potenziali d’azione, sono cellule plastiche, sono cellule perenni), come pure delle cellule gliali (ad esempio, sostengono ed isolano gli assoni rendendo la conducibilità elettrica del sistema più veloce, sono cellule di difesa per i neuroni).

 Abbiamo anche conosciuto che le connessioni tra i neuroni (connettoma) alla nascita sono poco efficienti, specie tra gruppi di neuroni distanti tra di loro, e che queste connessioni, si sviluppano con la crescita extrauterina sotto la spinta degli input sensori-motori, regolando gli apprendimenti di tutte le nostre abilità. Dalle più elementari, quali pianto, suzione, controllo del tono muscolare, a quelle più complesse o specie-specifiche (linguaggio, letto/scrittura, socialità).

 Ovviamente, tutte queste conoscenze sono il risultato dell’impegno di tantissimi ricercatori ma anche dello sviluppo tecnologico che accompagna la ricerca del settore.

A tal proposito, grazie all’iconografia per risonanza magnetica di diffusione (IRMd) di ultimissima generazione (IRM7d), che rappresenta uno dei metodi più sofisticati per misurare la connettività tra le aree del cervello, si è cominciato a fare una preziosa distinzione, topografica e funzionale, all’interno della sostanza bianca.

Infatti, sapevamo bene che la sostanza grigia (strato esterno a livello corticale ed interno a livello midollare, mentre nel tronco è frammista alla sostanza bianca) è quella costituita dai corpi delle cellule nervose mentre la sostanza bianca (strato interno a livello corticale ed esterno a livello midollare) è quella costituita da miliardi di assoni che conducono potenziali d’azione lungo il sistema nervoso centrale.

 Sappiamo che è stata definita bianca perchè gli assoni sono cinti da uno strato lipidico (biancastro), per l’appunto la mielina che accellera la conduzione deli impulsi elettrochimici.

Quello che abbiamo saputo molto di recente è che, la sostanza bianca si dispone su due differenti superficie (sostanza bianca superficiale e sostanza bianca profonda) in merito al diametro e lunghezza degli assoni, oltre che al processo di mielinizzazione (nella sostanza bianca superficiale la mielinizzazione è molto più lenta e meno abbondante).

Pertanto, grazie ai modernissimi mezzi tecnologici di indagine (IRM7d) si è iniziato a misurare fibre assonali, in media dai 5 ai 30 mm di lunghezza, che costituiscono la sostanza bianca superficiale (sono poste tra i corpi dei neuroni e la sostanza bianca profonda che è composta da assoni di grosso diametro e molto lunghi ovvero appartenenti allo strato III, V e VI delle colonne).

In altri termini, grazie all’IRM7d si è iniziato a studiare il tragitto di assoni brevi, associativi corticali, che prendono origine dai corpi dei neuroni che popolano prevalentemente lo strato II delle colonne corticali.

Ebbene, una prima conquista, da tali studi, è stata quella di venire a conoscenza che nei disturbi dello spettro autistico è sempre presente una alterazione del segnale proveniente dalla sostanza bianca superficiale, al punto da aprire una seria discussione sulla fattibilità di utilizzare tale dato quale biomarcatore dei disordini del neurosviluppo in fase precoce (fase sensori-motoria).

Per i tecnici che si occupano di neurosviluppo, e di patologie del neurosviluppo, questa notizia (coinvolgimento della sostanza bianca superficiale nei disturbi dello spettro autistico) non dovrebbe generare stupore ma una preziosa convalidazione di quanto intuito in un passato recente.

 Infatti, da molti anni siamo a conoscenza che la genesi dei sensorismi (sfarfallere le mani, coprirsi le orecchie con le mani, mordersi, provare fastidio al tatto epicrtico, annusare, ecc.), così come i deficit comunicativi e sociali, altro non sono che l’espressione del disordine delle connessioni tra aree cerebrali, sia contigue sia distanti.

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