Uncategorized

L’INVITO DEL NEUROFISIOPATOLOGO

                                                         

 Coerenti con il nostro tempo, il tempo in cui operiamo, stiamo prendendo atto che è necessario un cambio di paradigma sia per conoscere meglio lo sviluppo della nostra individualità sia per prenderci “cura” di quei nostri cuccioli che manifestano segni clinici secondari ad un disordine del neurosviluppo.

Viviamo ed operiamo in un tempo ove il cervello umano, già da moltissimi anni, non è più “considerato” un semplice refrigeratore  utile per raffreddare il sangue surriscaldato dal cuore (Aristotele) ma, neppure, una scatola nera (comportamentismo) oppure una complessa e sofisticata corteccia cerebrale modulare e autonoma rispetto al resto del sistema nervoso (cognitivismo).

Abbiamo saputo che il nostro cervello è formato da cellule altamente differenziate o specializzate (neuroni) ed intimamente interconnesse tra di loro, a tutti i livelli organizzativi (P. Calissano).

Conosciamo che non sono cellule speciali, nel senso che non lo sono di più di quelle dei tessuti che daranno forma agli altri organi ma che sono, come tutte le nostre cellule (del cuore, della pelle, del sangue, del fegato, ecc.), cellule altamente specializzate.

La loro specializzazione consiste nel poter modificare il gradiente elettrico di membrana (depolarizzazione o eccitazione), utilizzando dei canali posti sulla loro membrana e selettivi per alcuni ioni, per generare potenziali d’azione.

Questa funzione è specifica dei neuroni, oltre che delle cellule muscolari (anche quelle del cuore), ma solo i neuroni possono modificare il gradiente anche in iperpolarizzazione (inibizione).

Anche la loro forma (cellule nervose) è molto caratteristica poichè sono provviste di prolungamenti multipli che favoriscono la comunicazione (sinapsi) tra neuroni e, dunque, l’organizzazione del “dispositivo sensori-motorio”o Sistema Nervoso (J. Le Doux).

Infatti, non vi sono spiriti o fluidi o pulsioni a dirigere le nostre azioni o comportamenti, bensì potenziali d’azione che circolano lungo il dispositivo collegando la periferia sensoriale con quella motoria in “senso circolare” (organizzazione seriale e parallela intrinseca ai sistemi nervosi complessi) (G. Edelman).

In effetti, dai mammiferi in poi, l’informazione intrinseca (genetica) garantisce, agli organismi, la formazione di dispositivi sensori-motori (sistemi nervosi) dotati di un elevato numero di interneuroni.

 Questo favorisce una maggiore integrazione tra circuiti sensori-motori specializzati (circuito dei colori, delle forme, del movimento, del tatto epicritico, del tatto propriocettivo, del gusto, dell’odorato, ecc.) con un’estensione enorme della capacità di astrarre informazioni da parte dei mammiferi.

Nei primati, e in particolar modo nell’uomo, il numero degli interneuroni cresce ulteriormente.

 Appare evidente che, di pari passo, aumenta l’integrazione tra circuiti sensori-motori, altamente specializzati, all’interno del dispositivo (sistema nervoso) (S. Zeki).

Queste modifiche dei neurostati (struttura cerebrale) necessariamente, in una specie altamente consapevole grazie alla complessità del dispositivo di cui dotata, genera una modifica dei psicostati ( ciò che mi trovo ad esperire) (E. Boncinelli).

Ad esempio, “semplicemente” udendo la parola mela posso astarre l’informazione di un frutto rosso, rotondo, di una specifica dimensione, del suo sapore, addirittura dell’odore, oltre che della consistenza quando la mordo.

 Pertanto, attivato il canale uditivo del dispositivo, grazie all’integrazione degli interneuroni e per mezzo del tipo di organizzazione corticale (a rete), il segnale (potenziali d’azione) investe più circuiti sensori-motori del complesso dispositivo con conseguente vantaggio da parte del corpo propretario di quel sistema nervoso (maggiori capacità astrattive).

C’è un aspetto molto importante da non sottovalutare.

Alla nascita il dispositivo sensori-motorio non è organizzato per poter svolgere la sua funzione (collegare il corpo con la periferia o contesto).

Sappiamo che è richiesto un tempo molto lungo negli uomini per apprendere quelle abilità specie-specifiche (linguaggio, letto/scrittura, calcolo matematico, socialità) che consentiranno un vantaggioso adattamento ambientale, e questo perchè è lento il neurosviluppo umano (M. Tomasello).

“Come” si sviluppa il nostro dispositivo semsori-motorio (sistema nervoso) e, soprattutto “cosa” deve accadere in questo lungo tempo, cioè “cosa” regola quello che accade all’interno dei nostri dispositivi sensori-motori o sistemi nervosi?

Prima che si scopresse il DNA non avevamo le idee molto chiare su “come” si sviluppa un essere umano, dal concepimento alla nascita (ovviamente anche il suo cervello).

 Il pensiero comune (sempre Aristotele) sosteneva che nello spermatozoo umano vi fosse un homuncolo in miniatura. In quello di un cane un “cane in miniatura”, in quello del gatto un “gatto in miniatura”.

 Nel secolo scorso abbiamo conosciuto che nei gameti (maschile e femminile) c’è l’informazione per la formazione dell’embrione prima e del feto poi.

Ovviamente, c’ è anche l’informazione per la formazione del Sistema Nervoso (dispositivo sensori-motorio).

Dagli anni 80 del secolo scorso (Hubel e Wiesel) abbiamo saputo che  nel nostro DNA c’è l’informazione per “formare” un dispositivo sensori-motorio “ridondante”.

Grazie a questa informazione, dalla terza settimana di gravidanza e fino al quinto mese di gestazione, si generano 100 miliardi di cellule nervose che, migrando in apposite sedi, daranno forma al nostro dispositivo sensori-motorio (Sistema Nervoso).

Ma, nell’informazione non è specificato il modo di “assemblarsi” di molti degli elementi del dispositivo (neuroni).

La Natura avrebbe dovuto investire troppe “informazioni” per specificare ogni collegamento (sincronizzazione) all’interno del Sistema Nervoso (dispositivo sensori-motorio) e, probabilmente, non sarebbe stato nemmeno vantaggioso visto che gli apprendimenti, come le esigenze adattive per la nostra specie, mutano velocemente per cui i mutamenti dell’informazione (genetica) non potevano stare al passo.

La Natura ha optato per la ridondanza.

Ha preferito fare un piccolo spreco energetico e dotare il dispositivo sensori-motorio di un numero maggiore di elementi (neuroni) e di un numero maggiore di collegamenti al suo interno, lasciando “a quello che il corpo fa” il compito di selezionare e rafforzare (potatura) i collegamenti efficienti (selezione esperienziale).

Le neuroscienze, negli ultimi decenni, ci hanno mostrato come gran parte di questo si compie.

E’ la storia di quello che abbiamo fatto (per diventare uomini) e che facciamo.

 E’ la storia del nostro dispositivo sensori-motorio (Sistema Nervoso).

 Vi assicuro, è molto più affascinante di quello che per millenni ci siamo raccontati (spiriti, fluidi, pulsioni, psiche).

Lascia un commento

Commento
Nome*
Email*
Sito web*