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NON SI PUO’ SEPARARE CIO’ CHE E’ COLLEGATO


Nel corso degli ultimi cinque secoli si è assistito a diverse rivoluzioni scientifiche.

Nell’ambito delle neuroscienze la prima vera rivoluzione scientifica risale al 1906, quando l’impegno di Camillo Golgi e di Ramòn y Cajal ci fecero conoscere la cellula nervosa o neurone quale unità genetica, funzionale ed anatomica del sistema nervoso centrale.

 Nell’arco di qualche decennio si venne a conoscere che queste proprietà biologiche delle cellule nervose fanno sì che il cervello, lungi dall’essere un accumulo di cellule, diventi un sistema capace di organizzarsi e di consentire all’organismo di dar luogo a comportamenti di grande complessità.

Successivamente si apprese che il principio che regge tale organizzazione è la sincronizzazione, ovvero la formazione di circuiti neuronali che si organizzano (comunicano tra di loro cioè “parlano” allo stesso ritmo e le loro attività elettriche sono collegate) per svolgere uno specifico compito, al punto che si è affermato: “ neurons that fire together wire together”.

In altri termini, nei nostri crani non c’è un amalgama di cellule nervose che agisce in modo casuale bensì una “squadra” di elementi (neuroni) che, senza perdere la loro “individualità”, tendono a formare un’unità grazie alla sinapsi.

 E’ proprio la sinapsi (collegamento) che permette ai neuroni di comunicare tra loro elettricamente e chimicamente, consentendo il propagarsi dei potenziali d’azione (elettricità emanata).

Tutte queste scoperte ci consentono di affermare che nel cervello è la sincronizzazione tra neuroni che consente la percezione (capacità di astrarre informazioni da ciò in cui il corpo si imbatte).

 Ad esempio, a proposito della vista si è scoperto che c’è un circuito che riceve input sulla forma, un altro sul colore, un altro sulla posizione, ed altri su altri dettagli.

 Pertanto, prima di essere integrata, l’informazione è spezzettata.

E’ per tutto questo che le neuroscienze attuali sostengono che la percezione si basa sulla dicotomia separazione o specializzazione/integrazione.

Si intuisce sempre più facilmente che, per tutto quanto stiamo menzionando, la percezione è vincolata a cosa l’organismo fa in un preciso istante.

Ovviamente, in ambito delle neuroscienze questa conoscenza non poteva non avere importanti conseguenze per cui, negli ultimi anni, abbiamo iniziato a vivere una nuova rivoluzione scientifica, estremamente affascinante, quella che inizia a conciliare il cervello con il resto del corpo.

In altri termini, compresi i principi neurofisiologici e neuroanatomici della percezione, le moderne neuroscienze sono impegnate in una nuova sfida: comprendere come il corpo modella il proprio cervello.

Per poter iniziare a gustare il “saporitissimo sapore” di questa nuova conquista di conoscenze è necessario, ancora una volta, partire dalla neuroanatomia (conoscere le sette vie sensoriali) e dalla neurofisiologia (conoscere che i neuroni emettono elettricità in maniera intermittente, cioè a ritmi diversi).

A proposito di quest’ultimo aspetto, del ritmo, i neurofisiologi ci mostrano che i neuroni restano in un silenzio elettrico fino a quando il loro soma o corpo cellulare, nel punto in cui emerge l’assone, non raggiunge un certo gradiente elettrico e, a quel punto, generano una “scarica elettrica” o potenziale d’azione.

 Inoltre, ci è stato mostrato che questa attivazione dei neuroni avviene in maniera periodica, oscillando e, pertanto, ad un certo ritmo che non è indipendente dagli altri ritmi del corpo (peristalsi, respirazione, cardiaco).

I neurofisiologi hanno individuato cinque differenti ritmi cerebrali (Delta, Theta, Alfa, Beta e Gamma) che differiscono per ampiezza (misurata in microVolt) e frequenza (numero di cicli per secondo, misurata in Hertz o Hz).

 A secondo della frequenza si distinguono “ritmi lenti” (delta, theta) e ritmi veloci (alfa, beta, gamma).

Le onde delta, al di sotto dei 3 cicli per secondo (Hz) e dunque le più lente, sono dominanti nei primi 5 anni di vita.

 La loro persistenza, assieme a quelle theta (4-8 cicli al secondo), è indicativa di disordine del neurosviluppo.

 Le onde alpha, 9-13 cicli al secondo, sono presenti su tutto il tracciato nella parte posteriore del cervello quando il soggetto adulto chiude gli occhi e si rilassa.

 Le onde beta sono veloci, di ridotta ampiezza, e sono associate con l’attivazione fisiologica (attenzione).

 Le onde gamma, molto veloci e conosciute di recente, sono più difficilmente misurabili in modalità standard e sono espressione di profonda concentrazione.

Invece, per quanto riguarda la neuroanatomia dobbiamo fare un cambio di paradigma.

Contrariamente a quanto ci suggerisce il senso comune (condizionato da cosa ci è stato insegnato), noi possediamo sette vie sensoriali.

 Infatti, oltre alla vista, l’udito, l’olfatto, il gusto ed il tatto epidermico (ci permettono di definire il mondo esterno) possediamo la propriocezione e l’interocezione.

Dal 1952, anche se il cervello privilegia alcune parti del corpo (viso, lingua, mani) rispetto ad altre, sappiamo che ogni spazio del corpo (muscolo, articolazione) ha un suo spazio riservato nella corteccia somatosensoriale (propriocezione).

 Anche il cuore, i polmoni, lo stomaco, l’intestino, la vescica e tutte le altre viscere del nostro corpo inviano e ricevono informazioni dai neuroni (il nervo vago svolge un ruolo importante per questa funzione).

 Questo significa che il sistema nervoso riceve ed integra informazioni che arrivano dal proprio corpo istante dopo istante.

Le neuroscienze moderne sostengono che una disfunzione a livello di interocezione può comportare una minaccia sia per la salute generale del cucciolo d’uomo sia per il suo neurosviluppo.

 A dimostrazione, sempre più evidente, che l’interazione dinamica tra il corpo ed il cervello è importante per lo sviluppo come lo è l’interazione soggetto/contesto.

Non è più una novità sostenere che corpo e mente non sono separabili.

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