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La scorza del cervello del cucciolo d’uomo

                                 

 La cortex cerebrale o “scorza del cervello” è una delicata superficie spessa pochi millimetri che ricopre i due emisferi cerebrali. E’ all’interno delle sue mappe, formate dai neuroni corticali, che troviamo distribuite le informazioni finali (potenziali d’azione) provenienti dai sensi oltre che dal corpo.

Negli ultimi decenni, grazie a mezzi di indagine sempre più sofisticati e meno invasivi (es. fMRI), abbiamo potuto conoscere sempre meglio sia come è strutturata la nostra corteccia sia come si organizzano, in rete, i circuiti sensori-motori che la compongono.

 Così, ad esempio, abbiamo da anni appreso che nelle aree visive del nostro cervello esistono parti di corteccia che rispondono esclusivamente ai volti. Infatti, si è visto che quando vediamo un volto, persino nei disegni a fumetto o nelle caricature, si attivano specifiche aree corticali che non si attivano con altri tipi di immagini visive (case, veicoli, piante, ecc.). In realtà, vicino a questa “area dei volti”, sempre nella macro-regione occipito-temporale, risiedono altre aree specializzate, per i corpi umani (risponde solo a parti del corpo ed alla loro collocazione), per le parole scritte, per i luoghi, per gli oggetti. Questo a significare che in seguito ad un danno corticale è possibile perdere il riconoscimento dei volti ma non quello dei luoghi o degli oggetti, e viceversa.

Le lettrici ed i lettori del blog “autismo fuori dagli schemi” sanno benissimo che più volte, all’interno del blog, è stata sottolineata la differenza tra la “clinica da deficit” (gli esempi sopra) e la “clinica da disordine dello sviluppo” (es. gli autismi).

Pertanto, conoscere alcune proprietà biologiche di sviluppo della nostra corteccia cerebrale non può non destare interesse.

Nell’evoluzione umana un ruolo importante è stato svolto da un vincolo fondamentale: “la testa, per nascere, doveva passare attraverso il ristretto bacino di una madre bipede”.

Questo, ripeto, vincolo fondamentale, ci costringe a nascere con un cervello poco sviluppato e, pertanto, delega gran parte dello sviluppo cerebrale all’apprendimento.

Un’altra invenzione della natura, nei nostri confronti, si manifesta verso il duecentesimo giorno di gravidanza.

 Infatti, in quest’epoca la corteccia comincia ad acquisire le proprie caratteristiche umane, ripiegandosi.

 Queste pieghe rappresentano l’espediente di cui la nostra specie ha beneficiato per aumentare la superficie corticale, e dunque il numero di cellule nervose, senza un relativo aumento del diametro del cranio incompatibile, come visto sopra, con quello del bacino materno.

Dunque, verso la ventottesima settimana di vita intrauterina la corteccia inizia a ripiegarsi.

 Le prime pieghe sono comuni ad ogni primate (non c’è differenza con lo scimpanzè), successivamente, dall’ottavo mese di gravidanza, compaiono pieghe secondarie e terziarie specifiche della specie umana e differenti da individuo a individuo (come le impronte digitali), al punto che alla nascita ogni cucciolo d’uomo possiede le “sue pieghe”.

Un’altra singolarità è tipica della nostra corteccia cerebrale, sin dalle ultime settimane di gravidanza: l’asimmetria dei due emisferi.

Infatti, nel 96% dei cuccioli d’uomo, un mese e mezzo prima della nascita, è già evidente un maggiore spessore del solco temporale superiore sinistro (importante per lo sviluppo del linguaggio) rispetto al destro.

Le neuroscienze, negli ultimi decenni, ci hanno fornito ulteriori conoscenze sulle caratteristiche biologiche della nostra corteccia cerebrale.

Ad esempio, si è visto che non ci contraddistingue solamente il fatto che la nostra corteccia si ripiega come in nessun’altra specie. Ma, al di sotto di questo aspetto macroscopico si nascondono eventi cellulari e molecolari tipici dei nostri cervelli e capaci di garantire uno sviluppo cerebrale per molti anni dopo la nascita.

Si è visto che nel terzo trimestre di gravidanza si verifica una massiccia migrazione di neuroni che andranno a popolare la corteccia cerebrale.

 In effetti, ci sono due flussi di neuroni che migrano e che si completano, quello dei neuroni eccitatori e quello dei neuroni inibitori.

 Dalla combinazione di questi due flussi si generano circuiti sensori-motori via via più complessi, la cui organizzazione richiede anni (fino a 18 anni) per completarsi.

Un ruolo importante in questa organizzazione o sviluppo è svolto dal processo di mielinizzazione.

Infatti, con il trascorrere del tempo, sottoposto a stimolazioni sensori-motorie, il cucciolo d’uomo vede i suoi assoni circondati di una guaina mielinica, “isolante”, capace di rendere più veloce l’impulso elettrico (potenziale d’azione).

Importante, per chi intende prendersi cura di cuccioli d’uomo con disturbi dello spettro autistico”, è conoscere che nel primo anno di vita la mielinizzazione riguarda soprattutto le aree sensoriali e motorie primarie. Successivamente completeranno la mielinizzazione le aree associative secondarie (collegano i lobi posteriori tra di loro consentendo un livello di integrazione sensori-motoria sempre più complesso) mentre le aree associative terziarie (parte della corteccia temporale e prefrontale) si mielinizzano molto dopo.

A dimostrazione che di fronte ad un bambino che non sviluppa una relazione tipica ed una comunicazione verbale tipica della nostra specie, qualora queste difficoltà siano state precedute da una non condivisione dello sguardo, da una mimica facciale povera, dal non girarsi quando si viene chiamati, dal non aver fatto uso di alcuni gesti, quali ad esempio l’indicare, le spiegazioni dobbiamo cercarle in quelle aree primarie e secondarie della nostra scorza cerebrale.

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