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Autismo:voce,gesto,linguaggio

Le moderne neuroscienze hanno ripetutamente mostrato che sin dalla nascita l’interazione con l’ambiente (esperienza sensori-motoria) rappresenta la modalità di selezione dei circuiti cerebrali da parte dell’organismo (selezione esperienziale). Allo stesso tempo, la selezione della circuiteria neurale regola gli apprendimenti, garantendo la progressiva acquisizione delle nostre facoltà mentali. Questo significa che ogni nostra abilità, anche quelle specie-specifiche (linguaggio, letto-scrittura, ecc.), rappresenta il risultato di uno sviluppo sempre più complesso della nostra rete neurale, conseguente alle modifiche filogenetiche (verificatesi nel corso dell’evoluzione) ed ontogenetiche (formazione dei circuiti neurali e sincronizzazione dei circuiti sensori-motori sotto la spinta della selezione esperienziale).

Qualora dovessimo diventare bravi nell’osservare come il cucciolo d’uomo interagisce con il suo mondo (in relazione alla neuroanatomia e neurofisiologia) potremmo anche stabilire come procede l’organizzazione del suo sistema nervoso.

Non è teoria.

Ha un risvolto pratico (clinica) rivoluzionario.

Significa che, ad esempio, non siamo interessati “esclusivamente” sui mesi che devono trascorrere dalla nascita per “poter parlare”. Né, tantomeno, qual è l’età oltre la quale non è più possibile parlare.

Significa, invece, che siamo concentrati su che cosa quel cucciolo d’uomo deve fare nei primi 18 mesi della sua vita per poter iniziare a lanciare parole e, soprattutto, stiamo apprendendo il perché è necessario un tempo così lungo (di quali cambiamenti strutturali e funzionali necessita quel cervello per garantire al bambino di parlare).

Nel ricordo di Carl H. Delacato, che per primo attribuì l’autismo ad una condizione biologica e non psicodinamica, il 1° giugno ci confronteremo su questa nuova prospettiva da cui studiare il “linguaggio”.

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